Sono numeri da vera e propria emergenza nazionale quelli rilasciati dall'ISTAT in merito al lavoro e al problema della disoccupazione, che tra i giovani minori di 24 anni è diventata dilagante raggiungendo ad agosto un record negativo al 44,2%. Il riferimento è al tasso di disoccupazione giovanile per la fascia di età che va dai 15 ai 24 anni, ma se si pone lo sguardo sulla situazione generale resta molto preoccupante. I disoccupati in Italia hanno raggiunto i 3 milioni e le 134 mila unità, mentre gli inattivi tra i 15 e i 64 anni aumentano dello 0,2% rispetto al mese precedente.

Tenendo conto di tutte le variabili, la disoccupazione in Italia dopo 7 anni di crisi è al 12,3%, in leggera diminuzione (di 0,3 punti percentuali in senso congiunturale e dello 0,1% se si prende come riferimento l'ultimo anno).

Il commento del CNEL: fenomeno grave, impossibile tornare ai livelli precedenti alla crisi

Nel suo rapporto sul Mercato del Lavoro 2013 - 2014, il CNEL commenta con toni preoccupati i dati rilasciati dall'ISTAT: "l'economia italiana continua ad essere attraversata da una grave crisi, la più pesante dal dopoguerra sia per intensità che per durata. Iniziata nel 2007, la crisi si è protratta per sette anni, alternando fasi differenti, ma comunque mantenendo il prodotto interno lordo lungo un percorso tendenzialmente cedente.

Tale percorso è stato caratterizzato da ampie divergenze a livello settoriale, con perdite di prodotto e occupazione concentrate nel manifatturiero e nelle costruzioni. Del milione di posti di lavoro persi durante la crisi, più di 400000 sono nell'edilizia, e poco meno nell'industria in senso stretto". Secondo quanto riportato all'interno dello stesso report, si evidenzia come un recupero ai livelli pre-crisi sia attualmente irrealizzabile.

Le conseguenze della disoccupazione sui consumi: gli italiani riducono le spese, si parla di crollo

La principale conseguenza della crisi avvenuta nel lavoro è un inevitabile riverbero negativo sui consumi; senza stipendio non ci sono soldi da spendere, è questa l'amara conclusione a cui sono arrivate le famiglie italiane.

Tanto che il cambiamento verso uno stile di vita più parco o l'adozione di modelli di consumo al risparmio sarebbero oramai divenuti strutturali, e non più delle semplici misure temporanee per far fronte all'emergenza della crisi, proprio perché la povertà sta diventando la nuova normalità. "Se tradizionalmente le difficoltà erano associate allo stato di disoccupato, adesso anche fra gli occupati sono frequenti i casi di privazione materiale derivanti da condizioni di sottoccupazione o di precarietà per alcune categorie di lavoratori, tuttavia anche quei gruppi che tradizionalmente ne erano esenti sono stati investiti dal generale impoverimento" conclude il CNEL all'interno del suo studio. E voi cosa pensate al riguardo? Ritenete davvero irreversibile l'attuale situazione? Fateci sapere la vostra opinione con un commento all'articolo.