Se si presta attenzione alla strategia di comunicazione politica attuata negli ultimi giorni dal Governo Renzi, si individua in brevissimo tempo il grande assente: il capitolo Pensioni e più in particolare la miriade di lavoratori rimasti bloccati in una situazione di disagio, che attendono un provvedimento di sanatoria o uno sblocco di ingresso nella previdenza. Un esempio eclatante può essere quello riguardante la situazione degli esodati della scuola, ovvero i Quota 96 che hanno già acquisito il diritto al pensionamento, ma che nonostante ciò sono costretti a rimanere sul luogo di lavoro (in alcuni casi per un periodo che può allungarsi fino a sette anni).

Con il gran parlare che si è fatto della scuola e delle nuove assunzioni di precari, il pensionamento di 4000 insegnanti e lavoratori ATA è rimasto sospeso a data da destinarsi e nulla di nuovo è stato aggiunto in merito durante la presentazione del premier Renzi.

Esodati, precoci e dipendenti con lavoratori usuranti: tutti aspettano una soluzione

Ma non è solo la questione dei mancati pensionamenti della scuola a restare sospesa senza alcuna parola d'impegno o di certezza; il Governo avrebbe tirato il freno a mano su tutta la vicenda previdenziale. Basti pensare ad esempio ai lavoratori precoci che hanno iniziato a versare contributi fin da giovanissimi e che ora non possono accedere al pensionamento perché la riforma Fornero del 2011 ha alzato l'asticella dell'età anagrafica necessaria per accedere all'Inps.

Simile discorso può essere fatto per gli esodati, che "tirano avanti" di salvaguardia in salvaguardia, mentre il pensionamento, spesso deciso in precedenza con specifici accordi aziendali di uscita, resta una chimera.

L'unica voce positiva in tale scenario arriva dall'area extra - governativa e in particolare dal parlamentare Cesare Damiano, che sulla situazione commenta: "bisogna concedere a tutti la possibilità di accedere al pensionamento non appena si siano maturati 35 anni di contributi e almeno 62 anni di età".

Si tratterebbe della famosa "flessibilizzazione" del pensionamento, più volte richiamata anche dal Ministro Poletti, ma rimasta per ora tra le idee non concretizzate dell'esecutivo.

La beffa del contributo di solidarietà da parte dell'Inps

Come se non bastasse, per i lavoratori rimasti bloccati nel proprio impiego è arrivata negli scorsi giorni da una circolare dell'Inps una nuova beffa, consistente in un contributo di solidarietà dello 0,50% sull'intero importo della retribuzione, finalizzato a finanziare la sostituzione della Cig straordinaria.

Il fatto aiuta a spiegare perché il capitolo pensioni potrebbe essere stato accantonato a data futura; la coperta è troppo corta e mancherebbero le risorse anche per avviare i provvedimenti più urgenti. Per vedere arrivare una soluzione dedicata ai pensionandi bloccati nelle situazioni appena descritte, potrebbe volerci ancora parecchio tempo.