Si comincia a fare sul serio per quanto riguarda il Jobs Act e soprattutto comincia ad apparire all'orizzonte un nuovo mercato del lavoro: l'Italia si avvicinerà sempre di più al modello tedesco, puntando soprattutto sulla flessibilità e non soltanto per ciò che concerne i contratti di assunzione, ma anche e soprattutto per quanto riguarda l'organizzazione interna delle aziende. 

La Commissione Lavoro del Senato, nella giornata di ieri, ha approvato un emendamento del governo che permetterà di operare una riduzione dell’orario di lavoro, a tutela dei posti di lavoro nel caso in cui si vada incontro ad una ristrutturazione aziendale.

Il motto sembra essere questo: meno ore di lavoro, meno stipendio, ma più possibilità di un impiego con il governo che spinge sempre di più verso i contratti di solidarietà.



Riforma lavoro Jobs Act, ecco cosa cambia: ferie solidali e contratti di ricollocazione

Arriverà la novità delle ferie solidali: di che cosa si tratta? In pratica un dipendente potrà cedere i giorni di riposo in più (quelli che vanno oltre a quanto previsto dal CCNL) ad un collega, sia esso maschio o femmina che abbia un figlio che abbia bisogno di cure particolari e di presenza fisica.

Un'altra novità riguarda il contratto di ricollocazione ovvero quel contratto trilaterale stipulato tra il lavoratore disoccupato, i centri per l'impiego e agenzia per il lavoro.

All’agenzia, in questo caso, viene corrisposta una remunerazione.

Presso la Commissione Lavoro del Senato, è stata approva anche una norma che vuole contrastare in maniera efficace lo scandalo delle dimissioni in bianco alla quali vengono spesso obbligate le lavoratrici. 

Ora la discussione entrerà nel vivo con le norme relative all’introduzione del contratto a tutele crescenti: arriveremo, dunque, al nocciolo della questione relativa all' articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

La discussione, intanto, riprenderà martedì prossimo, 16 settembre: il progetto del governo sarebbe quello di riuscire a far approvare dal Parlamento la legge delega, ovvero il Jobs Act, usando la definizione preferita dal presidente Renzi, tra la fine del mese di ottobre e l’inizio di novembre.