Gli ultimi interventi del mondo politico e dell'industria intorno al famoso Jobs Act, la riforma lavoro 2014 che prevede tra l'altro l'abolizione dell'articolo 18, concordano su un dato di fatto, si tratta della battaglia politica più importante in quest'ultimo scorcio di 2014 ed è per questo che il governo porrà la fiducia. Da un lato c'è stato l'intervento di Squinzi della Confindustria che ha chiesto l'abolizione dell'articolo 18 ma di non inserire il Tfr in busta paga, dall'altro il PD rischia la spaccatura, Fassina ha dichiarato che se il Jobs Act rimane così e se si procederà realmente attraverso la fiducia, lui potrebbe non votarlo.

All'interno, dunque, del dibattito sulla riforma lavoro 2014, il Jobs Act, e soprattutto riguardo l'abolizione dell'articolo 18, i Cobas hanno stilato un documento all'interno del quale mostrano come la cancellazione dello Statuto sia soltanto una battaglia politica perché, di per sé, non porterebbe alcun giovamento all'economia italiana.

Riforma lavoro 2014, Jobs Act e art.18: le domande e risposte dei Cobas

I Cobas hanno deciso di intervenire nel dibattito sulla riforma lavoro 2014 e soprattutto sulla cancellazione dell'articolo 18 attraverso un documento costruito attraverso il meccanismo di domande e risposte. La questione centrale per quanto riguarda il tanto dibattuto art.18 riguarda la "licenziabilità".

Al momento lo Statuto dei Lavoratori permette al lavoratore licenziato non per giusta causa di rivolgersi al giudice e chiedere il reintegro. Eliminando l'art.18, il lavoratore licenziato non potrà più chiedere legalmente il reintegro se non in caso di licenziamento discriminatorio.

La prima domanda è se togliendo l'articolo 18 si crea lavoro, come previsto dalla riforma del lavoro 2014.

La risposta dei Cobas è "falso" e la motivazione è semplice: i posti di lavoro si creano soltanto quando le industrie investono o perché la domanda è crescente o perché si decide per un nuovo tipo di produzione. Le aziende hanno la possibilità già adesso di utilizzare contratti di lavoro a tempo determinato, per cui il problema è la produzione non il lavoro.

Con o senza l'articolo 18, resta il fatto che, secondo una stima dell'OCSE, gli investimenti nella cosiddetta economia reale sono fermi a livello globale.

La seconda domanda è se togliendo l'articolo 18 si creano investimenti. La risposta dei Cobas è "falso" perché, nell'attuale crisi di sovrapproduzione, sono gli stessi imprenditori che reputano improduttivi nuovi investimenti nell'economia reale. Con o senza l'articolo 18, sugli investimenti cambia poco o nulla.

La terza domanda è se togliendo l'articolo 18 e promuovendo la riforma del lavoro 2014, il Jobs Act, si creano diritti per tutti. La risposta dei Cobas è "falso" e la motivazione è semplice: secondo il governo, l'articolo 18 crea disparità tra lavoratori tutelati e lavoratori non tutelati (i giovani che lavorano con contratti a termine, a progetto, etc.), eliminandolo si creerebbe una parità di diritti per tutti. È vero il contrario: i diritti per i lavoratori si avrebbero estendendo l'articolo 18 a tutte le categorie.