E' da sempre uno dei più accesi sostenitori della flessibilità in campo previdenziale, e il firmatario di una proposta di legge di riforma delle Pensioni che metta al centro la possibilità di scelta per il lavoratore. Ecco perchè Cesare Damiano, esponente e presidente della commissione lavoro alla Camera, non accetta che il governo abbia trascurato il tema della riforma del sistema pensionistico nella legge di stabilità appena presentata. Nella bozza in discussione da alcuni giorni, infatti, non ci sono i tanto attesi provvedimenti sulla pensione anticipata e sulle questioni più scottanti, tra cui ricordiamo gli esodati non salvaguardati, i Quota 96 della scuola, i lavoratori precoci e coloro che hanno svolto mestieri usuranti.

Le uniche modifiche in questo ambito previste dalla legge di stabilità riguardano, anzi, due cattive notizie: da una parte l'aumento del prelievo sui rendimenti della previdenza complementare, dall'altra il cambiamento dei termini del pagamento delle pensioni, che d'ora in poi dovrebbe avvenire il giorno 10 del mese.

Riforma pensioni 2014 e pensione anticipata, Damiano a Renzi: promesse infrante

Cesare Damiano è intervenuto sul tema della riforma delle pensioni in un'intervista rilasciata a Il Sussidiario. "Con la legge di stabilità - ha affermato - si è persa l'occasione di intervenire sulla previdenza, dando una risposta a quanti si trovano nella condizione disperata di non avere più un lavoro e non potere ancora andare in pensione.

Le proposte sul tavolo erano almeno quattro e nessuna è stata presa in considerazione". Evidente il riferimento agli esodati, che però non sono l'unica categoria delusa dalla legge di stabilità del governo Renzi. Al capitolo "promesse infrante", infatti, Cesare Damiano ascrive anche il famoso bonus degli 80 euro, che avrebbe dovuto essere esteso ai pensionati, e soprattutto il tema della flessibilità.

Era stato lo stesso ministro del lavoro Giuliano Poletti, ricorda, a preannunciare interventi in questo senso proprio nella manovra. Il motivo di questo dietrofront? Secondo il presidente della commissione lavoro il problema, come sempre, sono le risorse economiche, "la solita coperta molto corta che non riguarda solo le pensioni".

Damiano ha riproposto poi la sua idea di "Quota 100", che permetterebbe al lavoratore di andare in pensione avendo raggiunto i 62 anni di età ed avendo versato 38 anni di contributi, o 37 e 63 e così via. L'alternativa? Il pensionamento flessibile, appunto, che prevederebbe la possibilità per il lavoratore di scegliere la pensione anticipata in cambio di una penalizzazione economica sull'importo dell'assegno, o di posticipare il ritiro dall'attività, usufruendo di un incentivo, tra i 62 e i 70 anni. Il governo Renzi prenderà in considerazione queste critiche? Se volete rimanere aggiornati sul tema della riforma delle pensioni, vi invitiamo a cliccare il tasto "Segui" sotto il titolo.