Negli scorsi giorni si è tornati a parlare, in tema di pensione anticipata, di una ipotetica proroga dell'opzione donna da parte dell'Inps. A lanciare l'indiscrezione era stato per primo il Corriere della Sera. In seguito, l'istituto di previdenza stesso ha chiarito, nel messaggio 009304 del 2 dicembre, la reale natura del provvedimento adottato: al momento, e sintetizziamo l'informazione principale, non è stata concessa una vera e propria proroga per l'opzione donna, ma l'Inps ha decretato che le domande presentate dopo il 30 novembre 2014 ed entro il 31 dicembre 2015 siano comunque prese in considerazione e tenute "in evidenza".

Sarà poi il ministero del lavoro, al quale l'istituto ha chiesto una valutazione, a decidere se concedere la pensione anticipata alle donne che ne fanno richiesta nel periodo temporale sopra citato. Vediamo di fare chiarezza, spiegando in cosa consiste questa possibilità, limitata al sesso femminile, e analizzando le ultime news e le prospettive future.

Cos'è l'opzione donna? Si tratta di possibilità sperimentale istituita dalla legge Maroni del 2004 che permette alle donne con almeno 57 anni di età (o 58 se lavoratrici autonome) e 35 anni di contributi di scegliere di andare in pensione, accettando però che l'assegno sia calcolato interamente con il sistema di calcolo contributivo, invece che con il retributivo (cosa che comporta una perdita di circa il 25-30% dell'importo).

Formalmente questa opzione poteva essere esercitata sino al 31 dicembre 2015, ma l'Inps successivamente aveva, con due circolari successive, modificato l'applicazione della legge, restringendo i termini per il raggiungimento dei requisiti relativi (considerando anche la finestra prima del pensionamento e l'allungamento delle aspettative di vita).

Contro queste circolari, che di fatto escludono circa 6 mila lavoratrici dall'opzione donna, il Parlamento ha in passato votato diverse risoluzioni mentre più recentemente è stata promossa perfino una class action.

In data 2 dicembre, come dicevamo, l'Inps ha pubblicato un messaggio firmato dal direttore generale Mauro Nori, il numero 003904, che recita: "Eventuali domande di pensione di anzianità in regime sperimentale presentate dalle lavoratrici che perfezionano i prescritti requisiti anagrafici e contributivi entro il 31 dicembre 2015, ancorché la decorrenza della pensione si collochi oltre la medesima data, non devono essere respinte ma tenute in apposita evidenza".

Si tratta di una parziale marcia indietro, che però non è definitiva. Significa solo che le lavoratrici interessate potranno continuare a presentare domanda per l'opzione donna, ma non è detto che la pensione anticipata contributiva sarà loro accordata. A decidere in merito dovrà essere il ministero del lavoro, al quale l'Inps ha chiesto, appunto, chiarimenti. 

Sulla questione è intervenuto anche l'Inca Cgil: "L'avvenuta sospensione dell'applicazione restrittiva della norma da parte dell'Inps - spiega Fulvia Colombini, del collegio di Presidenza - è un primo risultato importante per ristabilire il valore dell'opzione donna che rappresenta una risposta concreta a percorsi di carriere frammentarie con cui le lavoratrici spesso devono fare i conti, da cui derivano Pensioni più basse, rispetto a quelle degli uomini.

Ci auguriamo che a questo punto arrivino tempestivamente i chiarimenti positivi da parte del ministero del lavoro". Una buona notizia per le lavoratrici, dunque? Non è ancora detta l'ultima parola. Se volete rimanere aggiornati sulla questione opzione donna e pensione anticipata, vi invitiamo a cliccare sul tasto "Segui" in alto, sotto il titolo.