Dopo l'approvazione della Legge di Stabilità con pochissime novità relative alla riforma delle pensioni si aspetta il nuovo anno per vedere se il governo Renzi riuscirà a riformare il sistema previdenziale italiano. La manovra finanziaria approvata qualche giorno fa ha portato alla cancellazione delle penalità per chi va in pensione prima del raggiungimento dell'età anagrafica di 62 anni ma solo dopo aver raggiunto l'età contributiva minima; inoltre, è stato stabilito anche un tetto agli assegni pensionistici d'oro. Intanto, nell'ultimo consiglio dei ministri è stato deciso che il nuovo responsabile dell'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) sarà Tito Boeri.

Probabilmente, con il nuovo economista diverse cose cambieranno. Potrebbe tornare in auge l'ipotesi di estendere lo sgravio fiscale di 80 euro al mese anche ai pensionati, bonus che al momento percepiscono solamente i lavoratori dipendenti che hanno un reddito annuo lordo compreso tra 8mila e 26mila euro. Si potrà tornare a parlare della cosiddetta quota 100, cioè la possibilità di mettere in congedo quei lavoratori che raggiungano questo valore dato dalla somma dell'età anagrafica e l'età contributiva. Altra ipotesi che potrebbe essere presa in considerazione, è quella fatta da Cesare Damiano, con la quale i lavoratori potrebbero andare in pensione prima dei 62 anni con un'età contributiva di 35 anni attraverso degli incentivi o penalizzazioni che si ripercuoteranno sull'assegno pensionistico. Anche se appare molto difficile questa ipotesi a causa della mancanza di coperture economiche. Lo stesso Tito Boeri, circa un anno fa, aveva proposto l'introduzione del cosiddetto contributo di equità. Questo contributo prende spunto dal valore della differenza tra assegni pensionistici percepiti e i contributi versati; questa ipotesi, ora che Boeri è stato nominato presidente dell'INPS, potrebbe nuovamente essere presa in considerazione e darebbe quell'equilibrio necessario per limitare l'importo delle Pensioni d'oro.

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