Il Consiglio dei ministri di ieri, 12 marzo 2015, ha varato la riforma della scuola con numerose novità rispetto alle indicazioni della vigilia. Il nodo più atteso era quello dei docenti precari da assumere: saranno in 100 mila, ma al termine di un percorso non in discesa e dall'esito ancora incerto in riferimento ai tempi. Il testo del disegno di legge, infatti, adesso passa al Parlamento che, dovrà deliberare sulle riforme in tempi rapidi, secondo quanto auspicato dallo stesso Premier, Matteo Renzi al termine del Csm e durante la presentazione delle linee principali della riforma scolastica.

Assunzione dei docenti precari con i presidi che sceglieranno i prof da un albo e abolizione dei supplenti, autonomia scolastica, scatti di anzianità e di merito, abolizione delle classi pollaio, carta dei prof, trasparenza, nuove materie: sono queste i punti fondamenti della Buona Scuola, con qualche passo indietro rispetto a misure che si preannunciavano antielettorali.

Buona Scuola, i docenti precari da assumere e la scelta di tenere gli scatti di anzianità

Innanzitutto i precari: 100 mila i docenti da assumere il 1° settembre prossimo, giusto in tempo per l'inizio del nuovo anno scolastico. Meno di quelli promessi al termine della scorsa estate dallo stesso Renzi: delle 148 mila assunzioni annunciate per svuotare le Graduatorie ad esaurimento, il Premier fa sapere che 14 mila sono stati già stabilizzati, mentre rimarranno fuori dall'assunzione i docenti della scuola materna che rimarranno nelle Gae.

Ma bisogna fare presto: i tempi di esame della riforma al Parlamento, nonostante le rassicurazioni del Premier, rischiano di compromettere la stabilizzazione dei precari.

Poi toccherà ai dirigenti scolastici: saranno loro a chiamare direttamente i nuovi assunti scegliendoli da un apposito albo ed in base ai curricula che saranno pubblicati per assicurare la massima trasparenza.

Superata l'emergenza delle assunzioni, in futuro si procederà all'immissione in ruolo solo con concorso.

Passo indietro sugli scatti di anzianità: rimarranno e non saranno rimpiazzati dal complicato sistema di aumenti merito-anzianità 70% e 30%. Dunque non verranno toccati gli aumenti di stipendi legati all'anzianità, il sistema attuale che permette, ad esempio, ad una maestra di scuola materna di entrare in servizio con uno stipendio di 1.280 euro al mese e di uscirne, 40 anni dopo, con 1.780 ed un aumento di anzianità di 500 euro.

Col sistema del 70% basato sul merito e del 30% sull'anzianità, in 40 anni la maestra avrebbe visto avanzare il suo stipendio di soli 150 euro mensili. Troppo pochi per le già basse retribuzioni della scuola e troppo rischioso mettersi contro un potenziale elettorato di 800 mila lavoratori della scuola. Tuttavia gli scatti di merito ci saranno: una cifra aggiuntiva di 200 milioni di euro con il preside di ciascuna scuola responsabilizzato a distribuire ai prof un piccolo tesoretto a propria discrezionalità.

Novità assoluta è la "Carta dei prof": un credito di 500 euro che i docenti potranno spendere ogni anno per le spese culturali. Eventi, libri, spettacoli teatrali, ad esempio, sono i modi migliori per spendere questi soldi.

Confermati gli sgravi fiscali per le scuole paritarie, ma solo fino alla scuola media, mentre torneranno ad essere studiate la Storia dell'arte, la Musica, oltre al potenziamento delle lingue e dell'Educazione motoria.