L'ultima novità del Ddl sulla Buona scuola varato dal Governo Renzi uscito dalla Camera è stata la previsione del regime di incompatibilità. Introdotto con un emendamento proposto da Silvia Chimienti del Movimento 5 Stelle, prevede che i dirigenti scolastici non possano assumere parenti e affini fino al secondo grado. E, naturalmente, non potranno chiamare nemmeno il proprio coniuge. Si limitano i danni di una riforma che in pochi vedono di buon occhio: è la stessa Silvia Chimienti che, dalla sua pagina Facebook, fa sapere che, in questo modo, è stata almeno evitata la pericolosa pratica dell'assunzione delle persone vicine.

L'approvazione dell'emendamento fa parte del testo che è da oggi in esame al Senato della Repubblica: all'articolo 9, comma 4 del disegno di legge AC 2994, infatti, è disposto che "il dirigente scolastico, nel conferire gli incarichi, dovrà dichiarare l'assenza di cause di incompatibilità con i prof assegnati al relativo ambito territoriale, derivanti da rapporti di coniugio, di parentele o di affinità fino al secondo grado".

L'emendamento piace non solo a chi sta protestando nelle piazze e che vorrebbe limitare il potere dei presidi, ma agli stessi dirigenti scolastici perché li preserva da possibili responsabilità penali derivanti dall'assunzione di candidati legati da rapporti di parentela o di affinità.

Ddl Scuola Renzi, assunzione diretta: ecco perché i dirigenti scolastici potranno scambiarsi favori

Un punto a favore della riforma della Scuola che, però, con il meccanismo della chiamata diretta dei presidi, non può nemmeno lontanamente essere paragonata al sistema attuale di assunzione basato perentoriamente sul punteggio e sulla trasparenza delle operazioni.

La chiamata diretta difficilmente assicurerà il merito dei candidati: l'ampia discrezionalità che la Buona scuola assegna ai dirigenti scolastici finirà con il creare scontento tra i docenti che non verranno scelti. E, dal momento che non sono previsti nella riforma della scuola strumenti di autotutela dei docenti, l'unico modo per far valere le ragioni degli esclusi sarà l'azione legale.

E' un rischio reale perché se da un lato è vero che il Ddl Scuola prevede l'incompatibilità della scelta dei dirigenti scolastici rispetto ai parenti, dall'altro nulla è previsto nel testo della riforma sullo scambio di favori tra presidi: io assumo il tuo parente, tu assumi il mio.

Ed è per questo che l'ipotesi che i presidi possano rispondere davanti ad un tribunale penale delle proprie scelte è concreto: in tal caso il dirigente risponderebbe come un qualsiasi cittadino, pagando l'avvocato di tasca propria e con il rischio di un licenziamento in tronco.