Anche per quest'anno i giornali, i cui introiti principali sono dati dalla pubblicità, potranno contare su un generoso afflusso di denaro proveniente dalle casse dello Stato, sotto forma dei tanto discussi "contributi statali all'editoria", che puntualmente, all'atto dell'erogazione, fanno parlare di sé. Per quest'anno l'ammontare dei contributi, che gli editori si spartiranno, sarà di 48 milioni di euro, nella speranza che finalmente sia approvata una riforma che principalmente regoli il settore, e secondariamente, ma non meno importante, fermi questo sperpero di risorse che potrebbero essere dirottate verso finalità più importanti.

Anche se in Italia, quando si tratta di cercare di costruire "interessi di parte" magari con qualche riforma, magicamente tutto si ferma, e si protrae avanti negli anni.

I contributi statali sono destinati agli organi di partito, alle cooperative editoriali e ai giornali no profit e per le minoranze linguistiche. La nuova riforma istituirà il "fondo unico per la libertà di stampa e il pluralismo nell'informazione" ed eliminerà i fondi statali distribuiti a pioggia, sperando che questo non sia un mero "maquillage letterario" che cambia solo il nome con cui questi finanziamenti sono chiamati, lasciando nella sostanza tutto invariato, pratica molto diffusa nel "Bel Paese".

Di questo si è parlato nel tavolo di lavoro sull'editoria convocato la scorsa settimana dal sottosegretario Luca Lotti, cui hanno partecipato i giornalisti (Inpgi e Fndsi), gli editori, e i rappresentanti della distribuzione.

Le novità principali della riforma riguardano i meccanismi di suddivisione e calcolo dei contributi, ora calcolati attraverso erogazioni progressive in base alle copie distribuite, e che invece saranno quantificati in base alle copie vendute, con limiti massimi di erogazione, al fine di evitare che per molti giornali, quella dei contributi statali sia la voce principale delle entrate iscritte a bilancio.

Saranno previsti altri contributi per l'informatizzazione della rete di vendita e per il passaggio al digitale, mentre i fondi non saranno più erogati alla fine dell'anno ma in due soluzioni, a giugno e a luglio. Questi in linea di massima i principali cambiamenti che la nuova riforma apporterà al settore, anche se i dettagli sono ancora tutti da definire perché la pluralità degli attori coinvolti nella discussione generano un numero alto di richieste da soddisfare.

Seguiranno altri incontri tecnici tra il sottosegretario Lotti, e un gruppo di lavoro creato appositamente dal capo dipartimento dell'editoria di Palazzo Chigi, Roberto Marino, con la presenza di Marco Gambaro, economista dell'Università di Milano, Alberto Mattiacci, professore di economia a La Sapienza, e Giulio Vigevani, professore di diritto costituzionale della Bicocca di Milano.

Anche il presidente Della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo discorso alla cerimonia d'inaugurazione del Salone Internazionale del Libro di Torino, attualmente in corso di svolgimento, ha speso parole a tutela della difesa della stampa e della sua pluralità, considerandola indispensabile per ogni democrazia.