Le ultime novità sulla pensione anticipata giungono da Tiziano Treu , ex presidente Inps ed ex Ministro del Lavoro, e purtroppo non sono rincuoranti per i lavoratori. Secondo il componente del Cnel, infatti, ad oggi l'unico modo possibile per conciliare l'ipotesi di flessibilità in uscita e i conti pubblici sarebbe permettere l'uscita anticipata solamente a coloro che fossero disposti a rinunciare al 25-30% del loro assegno pensionistico. Stando alle sue dichiarazioni si intuisce che la Quota 41, provvedimento ad hoc per i precoci, e la Quota 100 sarebbero entrambe misure troppo onerose e al momento non attuabili realisticamente.

Dal 2016 in pensione prima ma solo col ricalcolo contributivo? Treu propone, precoci allibiti

Pietro Vernizzi giornalista del Sussidiario.net che ha effettuato l'intervista riesce a far emergere chiaramente il parere di Tiziano Treu sulle possibili misure di prepensionamento. Egli risulta infatti favorevole al prestito pensionistico, alla staffetta generazionale e all'estensione dell'opzione donna che prevedono una riduzione dell'assegno, ma assolutamente contrario al ddl 857 di Damiano e dunque alle misure Quota 97 e 41 ivi comprese.

Secondo l'ex ministro del lavoro il calcolo contributivo sarebbe una scelta inevitabile verso cui il Governo Renzi dovrebbe propendere, le ragioni a suo avviso sono molto semplici e lineari: chi, parafrasiamo le parole di Treu, decide per propria scelta di lasciare il lavoro anzitempo è conscio di fare una scelta personale che richiederà un minimo di sacrifici.

Andando in pensione prima, il pensionando verserà meno contributi e peserà per più tempo sulla previdenza; per questa ragione è giusto che abbia un assegno proporzionale ai contributi versati e che prenda di meno.

Le penalizzazioni elencate nel ddl 857 di Damiano non sono però a suo avviso sufficienti: in Francia chi ha deciso di uscire dal mercato del lavoro ha rinunciato al 5-6% per ogni anno di anticipo, dunque un lavoratore che uscisse a 62 anni d'età, dovrebbe 'lasciare sul campo ' ben oltre il 25%.

Ma ci chiediamo: quanti sarebbero disposti a farlo?

Precoci chiedono Quota 41, Treu contrario al ddl 857 propone estensione opzione donna agli uomini

Le lavoratrici che hanno optato per l'opzione donna, sottolinea Treu nel corso dell'intervista, hanno saputo effettuare una scelta: più anni per i propri hobbies e per i nipotini in cambio del 25-30% del loro assegno pensionistico finale.

Per questa ragione meriterebbero l'estensione del provvedimento.

Al termine dell'articolo e dopo aver analizzato le parole di Treu, vi chiediamo: i precoci che a 62 anni d'età in realtà hanno già accumulato 40 anni di contributi, sarebbero davvero disposti dopo una vita di lavoro a dover rinunciare al 30% della loro pensione solo perché non raggiungono il requisito anagrafico attualmente richiesto per accedere alla quiescenza? Non avrebbe più senso quantomeno concedere la Quota 41 per questa categoria di lavoratori, esausti di sentirsi presi in giro da proposte inaccettabili?