Pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale di lunedì 6 luglio 2015, da parte del Ministero del Lavoro, le ultime novità riguardanti i coefficienti del calcolo delle pensioni, che verranno adeguate, a partire dal primo gennaio del 2016, in base all'allungamento delle aspettative di vita. In sostanza, vivendo di più, verranno apportati tagli all'assegno previdenziale versato mensilmente dall'Inps, tagli che se pur minimi peseranno comunque sulle decisioni, da parte dei lavoratori, del momento in cui andare in pensione.

Alle quote contributive, ricalcolate ogni anno in base all'andamento del Pil mediante formule matematiche, verranno applicati dei coefficienti di trasformazione che si adegueranno all'età anagrafica del lavoratore che si appresta a lasciare il mondo del lavoro; in sostanza, più tardi si va in pensione più alta sarà la quota spettante.

Ancora tagli, quindi, e allungamento dell'età pensionabile. Viviamo di più, di conseguenza dobbiamo lavorare più a lungo se vogliamo che questi tagli non pesino sul nostro assegno pensionistico.

I coefficienti di contribuzione, già diminuiti con la riforma Damiano del 2007, erano stati ulteriormente modificati con il decreto legge del 2010, nel quale è stato stabilito che i medesimi fossero adeguati alle ulteriori variazioni della speranza di vita.

La diminuzione prevista è, in ogni caso, minima, mediamente intorno a 8 Euro al mese, ma è pur sempre una quota sottratta ai pensionati quando il rimborso delle Pensioni è soltanto di circa 2 miliardi di Euro e ne resterebbero all'incirca 16 che sono stati 'sottratti' dalle pensioni.

Purtroppo, quando si tratta di restituire somme e nemmeno in modo totale, circa il 12 per cento, è previsto parecchio tempo, mentre quando si tratta di ricevere, la riforma scatta all'istante e il piccolo prelievo coatto viene applicato subito.

Ci chiediamo se, con questi tagli, aumento dell'età pensionabile e inevitabili arrabbiature e stress, invece che un'allungamento della prospettiva di vita, arriveremo alla agognata pensione ancora in vita?