Come ampiamente annunciato nelle scorse settimane, si tornerà a parlare di pensione anticipata a settembre, quando inizieranno i lavori per la Legge di Stabilità 2016. Questo il quadro alla luce delle ultime notizie sulla riforma Pensioni di oggi, 30 luglio. Il DDL 857 sulle pensioni flessibili di Cesare Damiano, dunque, sarà una delle soluzioni al vaglio del governo Renzi per risolvere il complesso rebus della flessibilità in uscita per i lavoratori precoci. Cerchiamo di capire con che speranze i pensionandi potranno trascorrere agosto, in attesa della tanto auspicata manovra previdenziale.

A settembre si discute il DDL sulla pensione anticipata: chi è per il ‘si’ e chi per il ‘no’

Sicuramente Cesare Damiano e la minoranza del PD sono favorevoli ai pensionamenti flessibili, unitamente a buona parte dei sindacati ed anche alla Lega Nord che, pur essendo favorevole alla quota 100, si è detta disposta eventualmente a votare il DDL Damiano.

Il Movimento 5 Stelle, tramite il blog di Beppe Grillo, ha espresso nelle scorse settimane contrarietà verso la quota 41: secondo i pentastellati si tratta di una ricatto per i pensionati che dovrebbero accettare un assegno più basso per lasciare il lavoro in anticipo.

Contraria, per diversi motivi, la posizione dell’Inps: Tito Boeri, nell’annunciare la sua proposta di natura essenzialmente contributiva, ha criticato la pensione anticipata con penalizzazioni decrescentiperché, a suo avviso, è troppo costosa (la stima è tra gli 8 e i 10 miliardi di euro) e richiama molto alcuni aspetti dell’ex pensione di anzianità superata con la manovra Fornero.

E il governo Renzi? Un ruolo importante sul tavolo della riforma pensioni 2015 lo gioca l’esecutivo. Se il Ministro del Lavoro Poletti si è espresso molto spesso sul tema, il premier ha parlato molto poco, lasciando comunque intendere la volontà di allentare le rigidità e favorire il pensionamento dei lavoratori, soprattutto precoci.

Da un punto di vista politico Renzi è a un bivio: la proposta di Boeri, infatti, è difficile da spiegare agli elettori perché comporterebbe dei tagli che, come stimato dalla UIL, possono arrivare anche al 34 per cento. Quella di Damiano, invece, potrebbe minare gli equilibri di bilancio, sebbene si presenti più “popolare” e “spiegabile”. E’ probabile che a Palazzo Chigi cercheranno una soluzione di compromesso, al fine di mantenere in piedi le già precarie finanze pubbliche.