Il timore dei sindacati è la concreta possibilità di un taglio dello stipendio, che dovrebbe avere inizio dai dipendenti delle Province, per poi estendersi a tutti i lavoratori del pubblico impiego. Commentando la bozza del decreto sulla mobilità del personale degli enti pubblici soppressi dal DDL Delrio, attualmente allo studio della conferenza unificata Stato-Regioni, Fpl Uil, Fp Cisl e Fp Cgil lanciano l'allarme sul probabile taglio degli stipendi agli operai pubblici in base all'articolo 10 della bozza presentata dal Governo, che dopo l'esame della Corte dei Conti sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale.

Il Ddl sulla Pubblica Amministrazione, contiene anche una norma che prevede il divieto di affidare incarichi nella Corte dei Conti in caso di condanne penali anche non definitive.

La norma contestata

La norma che ha scatenato l'allarme da parte delle maggiori sigle sindacali del comparto, specifica, che al momento del trasferimento ad altri enti pubblici dei dipendenti usciti dalle Province a causa degli esuberi, percepiscano la stessa retribuzione ricevuta dal precedente ente pubblico di appartenenza. Fino a qua, non ci sarebbe niente di anomalo, se non fosse per la successiva precisazione, con la quale si stabilisce che la disposizione è applicata solo alle voci che hanno carattere generali e natura continuativa, che non sono collegati al profilo specifico dell'impiego avuto nell'ente dal quale si proviene.

In altre parole, al lavoratore in esubero dalle Province che passa a un altro ente statale, è garantita solo la parte fissa dello stipendio, mentre la parte accessoria rischia di perdersi durante il passaggio dall'ente di provenienza al nuovo incarico. Secondo il segretario nazionale della Fp Cgil Federico Bozzanca, la perdita economica può essere stimata fino a 20 mila euro annui, essendo il salario accessorio dal 20 al 40% del totale dello stipendio.

Dai dipendenti delle province a tutti i lavoratori del settore pubblico

Oltre all'entità del danno che subirebbero i lavoratori delle Province, a preoccupare molto i sindacati è che il taglio dello stipendio potrebbe espandersi a tutti i lavoratori del settore pubblico. Daniela Volpato, segretario aggiunto della Fp Cisl, sostiene che anche se al momento è difficile quantificare quanti saranno i lavoratori interessati dal taglio dello stipendio, potenzialmente, oltre ai 20 mila esuberi, potrebbero essere coinvolti tutti i dipendenti pubblici, che a oggi sono ben 53 mila.

A oggi il riordino riguarda le Province, ma in seguito i settori interessati dal riordino saranno anche i Comuni e le Regioni, oltre alle altre pubbliche amministrazioni.

Le rivendicazioni sindacali

Le organizzazioni sindacali considerano la norma come inutile e complicata, che dimostra ancora una volta l'incapacità del Governo, è che ha come conseguenza l'abbandono dei lavoratori a una mobilità senza regole. Inizialmente era previsto che i lavoratori fossero spostati in base alle proprie competenze e nell'ente al quale era affidata la stessa funzione di quello di appartenenza del lavoratore. mentre il nuovo decreto impone l'inserimento di tutto il personale in un'unica banca dati, mischiando tutte le diverse competenze.

I sindacati asseriscono che oltre agli stipendi dei lavoratori, ad avere conseguenze sarà anche la qualità dei servizi dedicati ai cittadini, perché con la nuova norma potremmo trovare lavoratori a svolgere mansioni per le quali non sono preparati, provenienti da un ente nel quale svolgevano compiti diversi.