Tutte le donne lavoratrici, iscritte al gruppo Facebook di tutela dell'Opzione Donna, fanno sentire la loro voce, questa volta, in altro modo. L'appuntamento è per martedì 15 settembre, con una manifestazione che si terrà davanti al Ministero dell'Economia, in via XX settembre a Roma. Cosa chiedono questo folto gruppo di lavoratrici? Esse rivendicano il diritto di andare in pensione anticipata, accettando un assegno previdenziale più basso, derivante da un conteggio effettuato con il meno conveniente sistema contributivo.

L'Opzione Donna nasce nel 2004 grazie a Roberto Maroni

La problematica nasce da un'interpretazione restrittiva di due circolari emanate dall'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), relativa alla legge sperimentalevoluta da Roberto Maroni nel 2004, che ha bloccato la proroga al 31 dicembre 2015. Le lavoratrici che hanno costituito il gruppo su Facebook chiedono un'estensione di questa proroga al 31 dicembre 2018. Ma oltre a questo, si iniziano a muovere anche gli uomini che, sempre sullo stesso social network, hanno evidenziato la necessità di applicare lo stesso metodo anche per loro, con un assegno previdenziale calcolato sul versamento dei contributi. Il governo Renzi,nell'ultima riunione avvenuta in Commissione Lavoro, ha bloccato la possibilità di estendere la proroga del sistema contributivo donna fino a fine anno, per mancanza di risorse finanziarie.

Perché non approvare l'Opzione donna anche agli uomini?

Quindi, perché non dare la possibilità, alle donne che ne facciano richiesta, di uscire dal lavoro anticipatamente, rinunciando ad una buona parte della propria pensione? E allo stesso modo, perché non farlo anche per gli uomini? Sembra certamente difficile che questa metodologia, non applicata ad un numero ristretto di lavoratrici, possa essere applicata ad un numero maggiore di lavoratori.

Ricordiamo che l'opzione donna nacque perché erano proprio le lavoratrici ad aver subito maggiormente l'allungamento dell'età pensionabile. Oramai non siamo più in quella fase e, per questo, se dovesse essere approvata una normativa che anticipi l'età pensionabile, dovrebbe essere fatto senza alcuna discriminazione di sesso.