La filiale italiana della nota catena svedese, leader nel settore arredamenti, negli ultimi anni ha accumulato ben 53 milioni di euro di passivo, dovuti principalmente agli ammortamenti delle spese in seguito all'apertura di tre nuovi megastore. Tali perdite hanno costretto l'azienda a cancellare il contratto integrativoche serve a pagare gli straordinari lavorativi dei fine settimana, periodo in cui c'è maggior affluenza della clientela, motivando la scelta con il pretesto del radicale mutamentodelle "condizionieconomiche degli ultimi anni".

Il contratto integrativo aziendale era già stato disdetto dallo scorsomaggio, riguardante in particolare il pagamento deiturni di straordinario nelle giornate di domenica e festivi, ed anche seil fatturato dell’Ikea, nonostante il periodo di recessione, è pressoché invariato con una piccola oscillazione dello 0,2% in negativo,come riporta "Il Sole 24 Ore",la società svedese afferma di essere in perdita di53 milioni dovuti, appunto, all’ammortamento delle spese di apertura di tre nuovi punti vendita a Catania, Pescara e Pisa, negli anni tra il 2011 e il 2014.

Ikea taglia gli stipendi, dipendenti sul piede di guerra

I dipendenti, contro taledecisione, hanno così indetto un pacchetto di 16 ore di sciopero ed il sindacato ha proclamato unostato di agitazioneche vedrà in futuro un'astensione dal lavoro.Per molti lavoratori dell'Ikea, infatti, la mancata copertura degli straordinari equivale ad una significativa riduzione del salario di circa il 20/30%. Un'azienda che, tramiteun complicato girodi società senza scopo di lucro e scatole cinesi con sedi nei paesi a fiscalità agevolata, riesce ad eludere il fisco e che a livello globale, come apprendiamo da "Repubblica",ha potuto distribuire 200 milioni di bonus ai propri dipendenti, non può abbassare in questo modo il livello di retribuzionedei dipendenti, tagliandovoci allabusta paga, riducendo anchele tariffe per prestazioni nei giorni festivie domenicali.

Il gruppo svedeseha giudicato eccessiva la reazione dei sindacati e si è messa a disposizione per aprire un dibattito costruttivo sulla questione, al fine di raggiungere un accordo per mantenere un buon livello di retribuzionesenza fermare le attività aziendali.