Il mondo del lavoro è difficile, soprattutto oggi e soprattutto per alcune categorie di lavoratori. Una delle più a rischio di abbandono e di assenza di tutele è rappresentato dalle lavoratrici con prole, le donne che si devono dividere anche con il ruolo di mamma. Il progetto proposto alla valutazione della Commissione Lavoro della Camera è rivolto ad incentivare le assunzioni di personale femminile con figli. Il DDL è stato depositato la settimana scorsa ed è stato sottoscritto oltre che dalla prima firmataria, Irene Tinagli, parlamentare del PD, anche da altri gruppi politici tra cui Forza Italia.

La proposta multicolore è il segnale inequivocabile della particolarità di questa fattispecie di lavoratori che sono tra le più deboli e fragili del mondo del lavoro.

Di cosa si tratta?

I dati Istat pubblicati qualche giorno fa che sottolineavano la differenza di trattamenti pensionistici tra donne e uomini, che segnalavano come le donne che lasciavano il lavoro dopo la gravidanza erano molte, di fatto ha segnato l’opinione pubblica e naturalmente quella dei nostri politici. Così è nato questo disegno di legge che concede alle donne, per cinque anni, l’applicazione di aliquote ridotte per quanto concerne l’IRPEF. Di questa aliquota ridotta potranno beneficiarne le lavoratrici che sono ferme da almeno tre anni ed è rivolto sia alle lavoratrici dipendenti che a quelle autonome.

In parole povere, si cerca di spingere le donne che per questioni di maternità, hanno abbandonato il lavoro, a tornare alle loro attività. Oltre che lo sconto fiscale che dovrebbe raggiungere il 30% rispetto agli altri lavoratori, per le donne che rientrano in aree di residenza o in attività lavorative che sono a bassa percentuale di presenza femminile, il DDL stabilisce anche una ulteriore detrazione da scaricare dal reddito.

Ma se mancano i soldi per tante altre cose, questi dove li troveranno?

Come per ogni altra proposta, disegno, progetto che deve essere valutato dal Parlamento, anche questo DDL è soggetto a verifica delle coperture. Scontato quindi che nella proposta ci siano anche le giustificazioni economiche, cioè l’indirizzo dove recepire i fondi atti a coprire l’esborso per le casse pubbliche.

Secondo i promotori, essendo gli incentivi rivolti a soggetti che oggi sono estranei al mondo del lavoro, che non pagano contributi, grosse perdite per le casse pubbliche non ce ne sarebbero. A lungo andare, addirittura, con il rientro di questi soggetti nel lavoro si creerebbero utili per l’erario soprattutto se dopo i cinque anni di sconti, queste lavoratrici restassero nel mondo lavorativo. La proposta sembra equa anche dal punto di vista sociale, perché non può essere tacciata come discriminatoria nei confronti degli altri lavoratori che devono pagare l’IRPEF al 100%, anzi, essa cerca di eliminare la discriminazione a cui sono soggette le donne che essendo impegnate anche con i figli, difficilmente trovano lavoro.