La pensione anticipata si fa a debito, come l’acquisto di un’automobile o la ristrutturazione dell’appartamento. Ci sarebbe da ridere se tutto ciò non facesse piangere: del resto è la moda in un Paese che, secondo l’ABI, ha visto nell’ultimo anno crescere sensibilmente mutui e prestiti personali. Il governo Renzi, in tema di riforma pensioni, pare proprio voler seguire il trend attraverso il meccanismo del prestito pensionistico finanziato dalle aziende. Come abbiamo raccontato nei giorni scorsi, e come ormai sembra assodato su tutti i principali quotidiani ad una settimana dalla presentazione della Legge di Stabilità, l’esecutivo vuole che la manovra sulla previdenza impatti il meno possibile sulle finanze pubbliche e sta pensando nella possibilità per le aziende di finanziare il turnover dei lavoratori anticipandogli qualche anno della pensione.

Una scelta che, forse, sarà saggia per i ragionieri ma un po’ meno per chi crede nelle logiche del Welfare State.

Perché la pensione anticipata con il prestito pensionistico è una balla colossale

Quando abbiamo accennato ai dati sull’aumento dell’indebitamento privato non lo abbiamo detto a caso: gli italiani hanno ripreso a contrarre debiti, in parte perché spronati dalla stessa politica della BCE tesa a far abbassare i tassi (e Renzi ne ha approfittato per rimarcarlo in tv come se fosse un merito!), in parte perché ci stiamo sempre più “americanizzando” e nessuno più riesce a risparmiare come una volta. Con il prestito pensionistico si chiederebbe ai lavoratori di contrarre l’ennesimo, forse ultimo, prestito: secondo diverse stime un pensionando che accetta la pensione anticipata con la riduzione dell’assegno si troverebbe, nella migliore delle ipotesi, a dover restituire circa 15-20 mila euro all’azienda non appena comincia a percepire la pensione vera e propria.

C’è dell’altro. Mentre le banche prendono soldi quasi “regalati” dalla BCE che “olia” il meccanismo del credito, le aziende italiane, in gran parte medio piccole, hanno difficoltà già di loro ad ottenere denaro per sviluppare il proprio business: il governo Renzi, con l’ipotizzata riforma delle Pensioni, chiederebbe loro di divenire una sorta di banca pubblica, aggravandone le condizioni molto spesso falcidiate dalla crisi o, nella migliore delle ipotesi, sortendo un nulla di fatto.

Insomma, se venisse approvata, la riforma della pensione anticipata con il prestito pensionistico finanziato dalle imprese avrebbe ben poche possibilità di risolvere la situazione. Come giustamente denunciato dalla CGIL, a beneficiarne sarebbero solo i lavoratori di grandi aziende e non l’intero tessuto produttivo nazionale che, nella completa indifferenza della politica, è strutturato in maniera decisamente diversa.