La Commissione Lavoro della Camera continua senza soste la sua marcia per proporre modifiche alla vigente legge del sistema pensionistico “partorito” nel dicembre 2011 dalla coppia Fornero-Monti. Le ultime novità della commissione presieduta da Cesare Damiano, dedicate alle Pensioni, ci rivelano che è stato inizialmente proposto l'inserimento di alcuni nuovi piani di intervento da affiancare alla quota 100(proposta dal Partito Democratico) e alla mini pensione, ma poi si è deciso di non farne nulla, facendoli rientrare in quelli già in discussione.
La Commissione Lavoro è per una legge delega al governo per la revisione strutturale della Fornero
La Commissione Lavoro ha formulato una nuova proposta: rimandare la revisione strutturale sulle pensioni ad una legge delega nella quale si costringerebbe l'esecutivo a dare una risposta entro 6 mesi. “Aspettiamo che i ministri Poletti e Padoan ci dicano cosa intendono fare sulle pensioni” dice Cesare Damiano, il quale annuncia che intanto ben tre provvedimenti che riguardano la previdenza sono stati approvati dalla commissione da lui presieduta ed inviati al governo per una valutazione globale e per il loro eventuale inserimento nella legge di Stabilita’ e cioè la settima salvaguardia per gli esodati, l'opzione donna e la flessibilità in uscita.
Due anime spingono il governo in direzioni opposte, insieme a Sel e M5S c'è la sinistra dem
Come ormai noto tutte le forze politiche, seppur con modalità e tempi diversi, sono favorevoli a modifiche all'attuale sistema pensionistico. Alcuni partiti ritengono che sono sufficienti solo alcuni ritocchi per rendere il sistema previdenziale meno rigido rispetto all'attuale e disponibili alla proroga del contributivo donna.
Incidono su tali ipotesi le scarse risorse economiche a disposizione per una revisione totale della Fornero. Si schiera a favore di una simile scelta l'ala moderata del Partito Democratico più vicina al premier-segretario Matteo Renzi. Mentre vi è un'altra parte dello schieramento politico, compresa la sinistra dem, capeggiata proprio da Cesare Damiano, che chiede cambiamenti più radicali proponendo l'uscita dal lavoro a 62 anni con 35 di contributi e penalizzazione massima dell'8%, l'applicazione della quota 41 per consentire agli ingabbiati lavoratori precoci di andare finalmente in pensione e senza penalizzazioni pur non avendo i requisiti anagrafici previsti dalla Fornero.
A chiedere il cambiamento radicale delle attuali regole ci sono anche il M5S e SEL, che propongono l'assegno universale per chi è senza lavoro. Ora non ci resta che attendere ancora qualche settimana per capire quali e quante di queste proposte troveranno spazio nella legge di stabilità in via di definizione.
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