Nell'incontro che si è tenuto nella giornata di ieri al Ministero del Lavoro, il governo Renzi sembra avere deciso quale deve essere la tempistica e la linea da seguire per quanto riguarda la riforma delle pensioni per il 2015-2016. Gli interventi sarebbero in due tempi: in primo luogo, si vorrebbe inserire nella legge di stabilità 2016 una misura per le lavoratrici con la possibilità dell'estensione dell'opzione donna (anche se resta da valutare l'esito della class action contro l'Inps) e un'altra per i lavoratori disoccupati (che, di fatto, ingloberebbe anche la settima salvaguardia per gli esodati); in secondo luogo, si è parlato anche della flessibilità in uscita, la quale, però, dovrebbe 'pesare' il meno possibile sulle casse dello Stato.

Quest'ultimo provvedimento sarebbe inserito all'interno di un provvedimento successivo e ad hoc. Resta, comunque, il grande mistero su quale potrebbe essere l'idea del governo Renzi sulla riforma delle Pensioni 2015-2016: un elemento sicuro è che il prestito pensionistico sembra essere stato bocciato, perché di realizzazione troppo complicata e con poco appeal per i pensionandi. Un appuntamento importante è stato fissato per oggi e domani: il premier Renzi, infatti, incontrerà il ministro Padoan e il ministro Poletti e verrà fatto il punto della situazione sulle misure da inserire nella manovra finanziaria. Intanto, sembra farsi avanti nuovamente l'ipotesi contributivo di Tito Boeri. Si tratterebbe, di fatti, della manovra con meno dispendio per il bilancio dello Stato.

Il 'costo zero' di Renzi è il contributivo di Boeri? Ultime news riforma pensioni 2015

L'intervento di Renzi più importante sulla questione della riforma delle pensioni 2015 è quello in cui il premier ha ribadito che qualsiasi intervento si metterà in campo dovrà essere a 'costo zero'. Sono molte le proposte di riforma della previdenza che sono giunte e che saranno vagliate tra oggi e domani, ma soltanto una sarebbe realmente a 'costo zero': i calcoli forfettari della Quota 97 e della Quota 100 (le proposte di Cesare Damiano) si aggirano intorno agli 8-10 miliardi di euro, mentre il passaggio al contributivo pieno sarebbe proprio a 'somma zero'.

Tito Boeri, presidente dell'Inps e colui che è stato spesso considerato il vero e proprio ministro ombra del Lavoro (data anche la 'debolezza' di Poletti), era scomparso dal dibattito sulla riforma delle pensioni, dopo aver lanciato la sua proposta di passaggio al contributivo pieno. In realtà, la sua idea è stata lasciata a decantare anche perché le penalizzazioni cui andrebbero incontro i pensionandi dei prossimi anni sarebbero veramente molto alte: a seconda della carriera lavorativa del singolo richiedente, si partirebbe da un 15-20% fino a raggiungere anche il 30-35%.

Matteo Renzi è sempre stato prudente e sul contributivo di Boeri non ha mai espresso pareri eccessivamente favorevoli, anche perché il premier sa bene di giocarsi sulla previdenza una parte delle possibilità di una rielezione; bisogna, però, sottolineare che l'unica riforma delle pensioni a 'costo zero' per lo Stato è il contributivo di Boeri, il quale però presenterebbe dei costi sociali piuttosto elevati. I sindacati salgono sulle barricate, ma il governo Renzi difficilmente si farà influenzare: un dato di fatto dei nostri tempi è che i sindacati, per eccesso di prudenza, hanno perso gran parte della propria forza contrattuale.

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