Le novità sulle pensioni aggiornate ad oggi 11 dicembre si riferiscono alla categoria dei lavoratori precoci e a quota 41. Sono giorni importanti per i precoci, che da tempo chiedono al governo Renzi un intervento per poter andare in pensione dopo 41 anni di contributi, indipendentemente dall'età. Ad oggi per loro vale la riforma Fornero, che il prossimo anno - complice l'aspettativa di vita - consentirà ai precoci di andare in pensione dopo 42 anni e 10 mesi (gli uomini). Più trascorrerà il tempo e più i precoci vedranno allungarsi la soglia minima per uscire dal mondo del lavoro.
Nei prossimi anni, se le cose dovessero rimanere invariate, la categoria potrebbe ricevere l'assegno previdenziale dopo aver lavorato per 45 anni.
Pensioni, pronta la vertenza dei sindacati per i precoci
Le ultime notizie sulle pensioni hanno come tema principale i lavoratori precoci e l'imminente vertenza dei sindacati. Il segretario nazionale della Cgil Vera Lamonica ha affermato che il prossimo 17 dicembre, tra poco meno di una settimana quindi, ci sarà il tanto atteso lancio della proposta di Cgil, Cisl e Uil sul tema previdenziale, a partire proprio dalla categoria dei precoci.
Sempre Vera Lamonica, nell'intervista radiofonica rilasciata a Radio Articolo 1, ha confermato che la presentazione della piattaforma delle proposte dei 3 sindacati sarà il primo passo verso un confronto con il governo che, a questo punto, vedrà il suo clou a partire dal prossimo anno.
Nel 2016, ricordiamo, il governo dovrebbe presentare la propria proposta di flessibilità, così come auspicato da Cesare Damiano.
Oltre che per i lavoratori precoci, la vertenza dei sindacati sarà anche per coloro che svolgono lavori usuranti. Tra le proposte delle 3 sigle sindacali anche opzione donna ed esodati, sempre che non venga posto un rimedio nella prossima legge di Stabilità.
Chi non troverà pace saranno i quota 96, gli esodati della scuola, alla luce del rifiuto da parte della commissione dell'emendamento presentato dall'onorevole della Lega Nord Barbara Saltamartini.
Fanno discutere intanto le ultime dichiarazioni di Treu, ex ministro del Lavoro e della previdenza sociale nel governo Dini e nel governo Prodi.
Intervistato da una nota testata giornalistica, Tiziano Treu ha affermato che i lavoratori precoci sono sempre meno numerosi e che sarebbe un errore tornare a 40 anni di contributi come richiesto dal Movimento 5 Stelle, poiché in questo modo si andrebbe ad appesantire il costo del sistema pensionistico a svantaggio dei giovani lavoratori.
La categoria dei precoci può ugualmente sorridere, perché in questi giorni Cesare Damiano ha fatto un'importante apertura per la proposta di Tito Boeri, sottolineando come debba essere integrata da alcuni correttivi, come ad esempio l'inserimento di quota 41, la sua proposta contenuta nel disegno di legge numero 857. Ciò significa che qualora il governo dovesse dare il via libera o quantomeno basare la prossima riforma delle Pensioni sul documento pubblicato nel sito dell'Inps, verrebbe risolta la questione dei precoci, che da mesi chiedono quota 41.
Rimane invece invariata la situazione per esodati e opzione donna, con i primi che dovrebbero perdere quest'ulteriore battaglia, rimanendo così fuori (i numeri sono nell'ordine di 20 mila unità) dalla settima salvaguardia definitiva del governo. Per conoscere le ultime novità sulle pensioni cliccate il tasto 'Segui' in alto a destra.