Le notizie su opzione donna si continuano a rincorrere quotidianamente, senza sosta. Tra proposte, smentite, estensioni e penalizzazioni, l’anticipo della pensione per molte lavoratrici continua a tenere banco, La Legge di Stabilità sta per giungere all’arrivo, alla sua definitiva approvazione (entro il 31 dicembre 2015) e proprio il provvedimento relativo alle lavoratrici è uno di quelli che interessa maggiormente l’opinione pubblica.
Penalizzazioni su tutti i fronti
Diciamolo subito, a fronte di una uscita anticipata dal mondo del lavoro e del conseguente pensionamento per le lavoratrici interessate dal provvedimento, le penalizzazioni sono tante e di rilevante importanza soprattutto dal punto di vista economico. Infatti, le donne che scelgono di anticipare l’uscita per la pensione, si vedranno calcolare l'assegno con il metodo contributivo, basato cioè sull’ammontare dei contributi versati nella loro vita nel mondo del lavoro. Questo anche se durante gli anni passati a lavorare, queste donne avrebbero dovuto percepire la pensione, se non proprio con il sistema retributivo, almeno con il sistema misto.
Senza tecnicismi particolari, a queste donne verrà tolta una parte della pensione che avrebbero dovuto percepire, circa il 30%. Di fatto, una lavoratrice che ha compiuto 57 anni e 3 mesi di età, insieme a 35 anni di contributi versati, entro il 30 settembre 2015, uscirà subito in pensione senza dover attendere il raggiungimento dei quasi 67 anni necessari per la vecchiaia o degli oltre 42 anni di contributi necessari per l’anzianità. Però a fronte di un assegno calcolato in parte, in base alle retribuzioni ricevute durante gli anni di lavoro, devono accettarne uno calcolato sui contributi che di fatto abbatte l’ammontare dell’assegno pensionistico.
Anche sulla liquidazione c’è da piangere
In attesa che i correttivi sotto forma di emendamenti, eliminino l’anomalia delle nate nell’ultimo trimestre, tagliate fuori per via dei 3 mesi necessari oltre i 57 per l’aumento dell’aspettativa di vita, c’è un altro punto oscuro che rischia di far nascere altre polemiche.
Ci riferiamo al TFR, Trattamento di Fine Rapporto o liquidazione, cioè quei soldi che spettano alla lavoratrice nel momento che lascia il lavoro, soldi che la lavoratrice stessa ha messo da parte mese per mese durante gli anni di assunzione. La notizia dell’ultima ora, proviene direttamente dall’Inps che ha fatto sapere che le donne che scelgano di uscire dal lavoro sfruttando opzione donna, devono aspettare 24 mesi per ricevere la liquidazione e che se la stessa è superiore ai 50mila euro, la si percepirà a rate. Oseremmo dire, oltre il danno la beffa, perché il Governo e l’INPS, mandano in pensione le lavoratrici in anticipo, ma riconoscono che questi soggetti non possono essere riconosciuti come dei veri e propri pensionati perché non hanno raggiunto i requisiti per la pensione autonomamente.
L’anticipo della pensione va bene, ma per l’INPS, non può essere erogato l’anticipo del TFR, soprattutto perché il provvedimento di opzione donna non è strutturale ma è sperimentale, concesso solo fino al 31 dicembre 2015. Sarà anche un grosso beneficio, l’ottenere in anticipo la pensione, ma continuando così, le penalità a cui sono soggette le nostre lavoratrici, cominciano ad essere troppe.