La mancata rivalutazione degli assegni pensionistici torna al giudizio della Consulta. E’ stato, infatti, il Tribunale di Palermo a inviare alla Corte Costituzionale il decreto legge con il quale l’Esecutivo aveva messo una toppa a quanto già stabilito dalla stessa Corte nell’aprile del 2015, la quale aveva giudicato incostituzionale il mancato aumento delle Pensioni con l’abbattimento della perequazione, ovvero del mancato aggiornamento degli assegni all’aumento dei prezzi. Le pensioni in oggetto riguardano quelle a partire da tre volte il minimo stabilito dall’Inps, ovvero gli assegni mensili mensile di non meno di 1.400 euro.

Riforma pensioni 2016, il Tribunale di Palermo rigetta il decreto 65 del 2015

Il Tribunale di Palermo, nello specifico, ha giudicato la restituzione di quanto dovuto ai pensionati insufficiente, ai sensi del decreto numero 65 dello scorso anno. Il giudice si è pronunciato a seguito del ricorso di un pensionato che, nel 2013, aveva chiesto di dichiarare incostituzionale il decreto Salva Italia che annullava del tutto la rivalutazione delle pensioni sopra le tre volte il minimo per i due anni 2012 e 2013. La Consulta aveva ritenuto incostituzionale l’azzeramento della perequazione perché applicato anche alle mensilità non elevate, dovuto a non precise contingenze finanziarie.

Decreto 65/2015 del Governo Renzi, ecco quanto viene restituito ai pensionati

Con il decreto numero 65 del 2015, il Governo Renzi ha limitato i danni della sentenza della Corte Costituzionale prevedendo la riconsegna solo in parte di quanto perduto dai pensionati, in proporzioni decrescenti all’aumentare dell’assegno pensionistico.

Pertanto, alle pensioni con importo compreso tra le 3 e le 4 volte il minimo stabilito dall’Inps, veniva restituito il 40% di quella che sarebbe dovuta essere la rivalutazione, il 20 per cento per le pensione di importo da 4 a 5 volte il minimo, il 10% per le pensioni tra 5 e 6 volte. Nessun rimborso, neppure minimo, per le pensioni il cui importo superavasei volte il minimo.

Mancata rivalutazione delle pensioni, ecco a quanto ammonta il danno

Il quotidiano Il Messaggero ha calcolato, a titolo di esempio, il danno subito da un pensionato medio il cui assegno mensile, nel 2011, era di poco superiore ai 2 mila euro lordi. A fronte del mancato adeguamento dell’assegno, il pensionato si è visto restituire appena il 20 per cento (un quinto) di quanto in realtà avrebbe dovuto essere l’aumento. Inoltre, ciascun pensionato che ha subito la decurtazione dell’assegno di pensione non potrà, nei prossimi anni, recuperare quanto perduto. A meno che la Corte Costituzionale non si esprima per l’incostituzionalità di questo meccanismo.