La Buona Scuola varata nello scorso anno dal Governo Renzi non ha sconfitto la supplentite. Lo dicono innanzitutto i numeri, prima delle esperienze dei precari e degli studenti, questi ultimi costretti a cambiare docente anche ogni quattro settimane. Sono diminuite le supplenze annuali, quelle che vanno dall’inizio dell’anno scolastico all’agosto successivo: nel 2014/2015 erano state 14.405, quest’anno 5.627. Le supplenze a termine, invece, sono pressoché invariate: 103.767 nello scorso anno, 99.768 nell’anno scolastico 2015/2016. Si tratta dei supplenti nominati fino a giugno per i casi di emergenza, quasi sempre per sostituire docenti in malattia, in maternità o in convalescenza.
Per le supplenze brevi, normalmente fino a dieci giorni, di regola si utilizzano gli insegnanti di ruolo già in organico.
Supplenze nella scuola: sotto accusa il sistema di nomina
In questo scenario immutato da anni, finisce sotto accusa il meccanismo di attivazione delle supplenze: dal 15 settembre al 31 dicembre gli uffici scolastici regionali avviano le procedure per la chiamata dei supplenti. Poi, a partire dal nuovo anno, la palla passa ai singoli istituti scolastici che provvedono alla chiamata. All’insegnante precario spettano 24 ore per rispondere alla proposta: nel caso in cui dovesse essere già impegnato in un’altra supplenza, potrà garantire un impegno parziale barcamenandosi tra una supplenza e l’altra, anche in diversi istituti.
La riforma a costo zero della nomina dei supplenti
La Repubblica ha pubblicato un articolo a firma di Mariapia Velardiano nel quale viene riportata la proposta di “non riforma”, per migliorare la Buona Scuola sulle supplenze. Il passo più importante è quello che il Ministero dell’Istruzione potrebbe fare senza costi con l’aggiornamento delle graduatorie degli insegnanti e del personale Ata entro il 31 agosto di ogni anno.
Le nomine dell’anno scolastico in corso, infatti, vengono effettuate sulle graduatorie dell’anno passato e l’aggiornamento arriva negli ultimi due mesi dell’anno. Nel frattempo, il supplente prende servizio in classe, conosce gli studenti, inizia il programma scolastico, arriva a mettere anche i voti nelle pagelle. Poi, però, viene mandato via perché entra in servizio l’avente diritto, nominato dopo l’aggiornamento delle graduatorie: dal punto di vista didattico, gli studenti pagano l’allontanamento proprio nel momento in cui avevano cominciato a conoscere il docente il quale, tra l’altro, data la durata limitata del servizio, non può gestire il proprio lavoro con la necessaria programmazione. Lo stesso discorso può farsi per il personale Ata e, soprattutto, per i docenti del sostegno: per gli alunni disabili, poi, il cambio è spesso traumatico.