Si riapre, anche a livello di governo, il discorso sulla pensione anticipata. Dopo il sondaggio lanciato dal premier Matteo Renzi sulla propria pagina Facebook su quale riforma attendessero maggiormente gli italiani (scontata la risposta sulle Pensioni) giunge un’apertura sul tema da parte del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, che nel corso di un convegno all’Istat ha confermato l’intenzione del governo di mettere mano alla flessibilità in uscita con la prossima legge di Stabilità.

Ipotesi di pensione anticipata a 62 anni con tagli dell’11 per cento.

L’ipotesi che sembra prendere maggiormente corpo pare che sia quella della possibilità di usufruire della pensione anticipata a 62 anni per chi è disposto ad accettare un taglio dell’assegno percepito dell’11 per cento. La condizione da realizzare per attivare la riforma, sottolineata da Nannicini, è la compatibilità del quadro della finanza pubblica.

Secondo i dati forniti dall’Istat, gli italiani interessati al provvedimento sarebbero circa due milioni; una platea così vasta da richiedere una spesa, da parte dello Stato, di 5-7 miliardi di euro che rappresentano il grande ostacolo tra il dire e il fare.

A questa cifra, infatti, bisognerebbe aggiungere altri 7-8 miliardi necessari alla correzione del deficit strutturale, come richiesto dall’Unione Europea, e l’annullamento di 15 miliardi di aumenti automatici di Iva e accise.

Il totale è una manovra da 30 miliardi di euro che spiega la battaglia intrapresa dal governo Renzi per ottenere dalla Commissione europea una maggiore flessibilità sul deficit.

Flessibilità in uscita: le altre ipotesi in campo.

Il fatto che a parlare nuovamente di flessibilità sia stato Nannicini lascia ben sperare sulle intenzioni del governo, dal momento che il sottosegretario è uno dei registi della politica economica del governo Renzi.

Il reperimento delle risorse necessarie, quindi, dovrebbe essere davvero l’unico ostacolo ad una volontà politica trasversale che da un paio d’anni si sta già confrontando con varie ipotesi di flessibilità in uscita.

Le due proposte maggiormente accreditate sono quella del presidente dell’Inps, Tito Boeri, molto simile all’ipotesi dei 62-63 anni con un taglio dell’11 per cento che starebbe maturando l’esecutivo, e quella dell’ex ministro Cesare Damiano, che prevede una pensione anticipata dopo 35 anni di contributi e con tagli progressivi del 2 per cento per ogni anno di anticipo rispetto a quanto previsto dalla legge vigente.