"Le discussioni sulla flessibilità sono slittate alla prossima Legge di Stabilità, non per mancanza di volontà ma per l'impatto dei costi sui conti pubblici", lo ha detto il sottosegretario Tommaso Nannicini, secondo il quale occorrerebbe valutare i costi che le varie proposte giunte sui tavoli del Governo potrebbero comportare. A
Nannicini: 'Servono 5-7 mld all'anno'
È questo il motivo che induce il Governo Renzi a prendere tempo sul delicato tema della flessibilità in uscita, nonostante la promessa fatta nel novembre scorso. Secondo lo stesso Nannicini, infatti, bisogna valutare i costi da sostenere per la flessibilità; costi che potrebbero raggiungere circa i 5-7 miliardi di euro annui.
Per questo motivo è necessario dar vita ad un sistema di penalizzazioni sull'assegno previdenziale, che andrebbero a colpire i lavoratori che decidono di lasciare anticipatamente il lavoro. 'Questo va fatto in un'ottica di equilibrio nel rapporto tra le generazioni, per evitare problemi di cassa che ci impongono di presentarci all'Ue dicendo che prevediamo delle penalizzazioni', ha spiegato Nannicini.
Ecco le proposte più accreditate al Governo
Intanto il Governo resta a lavoro sulla flessibilità concentrandosi maggiormente sull'ipotesi avanzata dal Presidente dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale Tito Boeriin materia di pensionamento a partire dai 63 anni e 7 mesi di età anagrafica, 20 anni di contributi effettivamente versati, un importo soglia maturato di 1.500 euro mensili andando incontro ad una decurtazione di poco più di 9 punti percentuali.
Per i lavoratori usuranti e precoci, invece, è prevista l'abolizione delle decurtazioni: essi, infatti, possono lasciare anticipatamente il lavoro dopo il raggiungimento di almeno 42-43 anni di versamenti contributivi senza andare incontro a penalizzazioni.
Rimane la più accreditata anche la proposta contenuta nel ddl 857 del Presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano, riguardante l'uscita a partire dai 62 anni di età e 35 anni di contribuzione, con una decurtazione massima dell'8% sull'assegno pensionistico.
Cosa che non è prevista per i precoci dal momento che hanno iniziato a lavorare in giovane età. Al fine di concedere maggiore flessibilità, potrebbe rivelarsi utile anche la proroga dell'Opzione Donna oltre il 2015.