Sul fronte della flessibilità torna ad accendersi nuovamente il dibattito politico, sia per quanto riguarda la dialettica interna che rispetto a quelle che sono le principali istanze internazionali. Se da un lato i lavoratori e le parti sociali fanno pressioni per l'avvio di una riforma complessiva delle regole di pensionamento, dall'Ue arrivano nuovi messaggi di rigidità verso ulteriori aperture di bilancio. "La Commissione europea negli ultimi anni ha dato massima flessibilità" spiega il Presidente dei PPE europeo Manfred Weber, "ora anche i commissari socialisti constatano che non ci sono più ulteriori margini per maggiore flessibilità.
Sarebbe quindi auspicabile da parte di tutti prendere coscienza dello stato dei fatti". L'europarlamentare ha inoltre sottolineato come Juncker abbia "inviato una lettera a Renzi per ricordargli gli obblighi europei: spero che sia arrivata a destinazione".
Riforma dell'Inps e flessibilità: prosegue dibattito interno
Nel frattempo il tema della flessibilità continua a tenere banco anche all'interno del Paese.A partire dallo scorso anno il Governo ha sul tavolo il dossier sulleuscite anticipate e sullariforma strutturale del welfare: non vi sono solo le proposte della Commissione lavoro della Camera a firma dell'On. Damiano, con la quiescenza aquota 97 ed il pensionamento dei precoci raggiunti i41 anni di versamenti.
Anche il Presidente Inps Boeri ha presentato in diverse occasioni all'Esecutivo ed al Parlamento dei nuovi meccanismi di tutela, sia per quanto concerne le regole di pensionamento che l'istituzione di un reddito di sostegno dedicato agli ultra 55enni. Stante la situazione, appare chiaro che la partita delle riforme si deve giocareancora una volta sul deficit e sulla flessibilità di bilancio concordata tra il Bel Paese e i tecnici europei.
"Noi siamo l'Italia e ogni anno mettiamo 20 miliardi sul piatto di Bruxelles" ha concluso il Premier Matteo Renzi, sottolineando di "avere indietro molto meno, cioè 11 miliardi".
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