Nel torrido clima che negli ultimi mesi sta caratterizzando la discussione sul capitolo Pensioni, ha espresso il proprio parere anche l’autorevole figura di Pietro Ichino, giuslavorista e membro della commissione lavoro al Senato, il quale è stato l'8 marzo scorso ha risposto alle domande dei giornalisti in una lunga intervista sulla questione lavoro.
Alla domanda sui modi in cui bisognerebbe attuare la flessibilità pensionistica, Ichino ha fornito una risposta abbastanza approfondita: bisogna considerare come proficuo per la situazione il sistema contributivo, in quanto esso possiede un’indifferenza finanziaria dello stesso sistema rispetto alla scelta del lavoratore anziano di andare in pensione 4 anni prima dell’età prevista come normale, visto che lo stesso è interessato a “pagare” l’anticipo con una prestazione più bassa oppure a fruire il ritardo con una pensione più alta.
La flessibilità va attuata dunque secondo il giuslavorista senza apportare maggiori oneri per lo Stato. Il che evidentemente non è quanto chiesto da sindacati, opposizione e minoranza di sinistra del Pd.
Ariguardo di ciò Ichino ritiene che le richieste dei corpi appena menzionati porterebbero un beneficio per la generazione dei sessantenni che verrà pagato duramente dai loro figli e nipoti. Si tratterebbe di amplificare la già grave ingiustizia relativa al fatto che la stessa generazione del giuslavorista ha già avuto troppi benefici in termini pensionistici sulle spalle dei giovani, per i quali andrebbero spese le risorse di cui lo Stato può disporre.
Invecchiamento attivo per gli esodati ed attenzioni per i giovani
Rispetto al processo di continui rinvii del Governo rispetto al prendere una decisa direzione e fornire dei segnali forti, Ichino afferma che il problema è semplicemente dovuto alla scissione in merito al tipo di azione da intraprendere. Precisamente il partito di maggioranza è diviso tra coloro che ritengono che bisogni affrontare il problema delle pensioni aumentando la spesa corrente statale e chi, secondo il membro della commissione Lavoro a buon diritto, rifiuta questa prospettiva.
Interrogato sulla sua posizione in merito alla proposta del presidente Inps Tito Boeri di ridurre almeno un po’ la parte delle pensioni in essere figlia di onori e privilegi attribuiti, Ichino afferma che condividerebbe questo piano d’azione, se fosse tecnicamente praticabile. Considerando che il risparmio ricavabile previsto sarebbe di solo 1 miliardo di euro ed il fatto che questa scelta potrebbe avere forti ripercussioni sul sistema dei consumi interni, sarebbe probabilmente il caso di soprassedere.
Rispetto al problema degli esodati il giuslavorista propone di sviluppare l’invecchiamento attivo, che a Nord delle Alpi è chiamato l’active aging, e che sta avendo un grande e proficuo sviluppo in Europa. In Italia invece, a quanto pare, si sarebbe ancora all’anno zero; si tratta di una politica che se si cominciasse ad esplorare porterebbe a notevoli risultati.
Infine Ichino chiude con un’asserzione che può far storcere il naso a molti cittadini italiani in familiare ansia con la questione pensioni: considerando che dopo tre anni di transizione post riforma Fornero buona parte dei problemi di occupazione degli ultracinquantenni sono in via di risoluzione, il membro della commissione Lavoro al Senato ha infatti così concluso: “Ora non è più il momento di pensare alle pensioni degli anziani: i problemi di politica sociale più gravi di cui dobbiamo occuparci sono quelli dei giovani".