La riforma delle Pensioni operata dalla legge Fornero del 2011 ha prodotto una vera e propria rivoluzione nei numeri degli occupati e dei pensionati, derivante dall'allungamento dell'età minima per la pensione di vecchiaia e anticipata. In soli sei anni, dal 2011 a tutto il 2017, il requisito anagrafico per la vecchiaia è passato dai sessanta ai 66 anni e sette mesi incrementando, conseguentemente, la classe di chi sta ancora a lavoro nella fascia 55/64 anni.

Tra i dati diffusi dall'Istat, infatti, balza all'occhio quel +287 per cento delle donne lavoratrici over 55 anni: erano 522 mila nel 1995, sono salite a circa un milione e mezzo alla fine del 2015. Più contenuto è l'aumento degli uomini sopra i 55 anni ancora a lavoro: +159 per cento (da meno di 1 milione e 400 mila a 2 milioni e 210 mila). 

Opzione donna: numeri della sperimentazione terminata nel 2015

Ben poco rilevante, rispetto all'aumento delle donne a lavoro dopo i 55 anni, è il numero delle lavoratrici che riusciranno ad andare in pensione con l'opzione donna: fino al 2018, infatti, l'Inps stima in 36 mila la cifra delle lavoratrici che, avendo raggiunto i requisiti al termine del 2015 (57 anni e 3 mesi di età per le dipendenti, 58 anni e 3 mesi per le autonome e 35 anni di contributi), sceglieranno di andare in pensione anticipata facendosi ricalcolare l'assegno pensionistico con il solo metodo contributivo e rinunciando, in tal modo, a circa il 30 per cento dell'importo.

Pensione anticipata donne, perché prorogarla al 2018

La sperimentazione dell'opzione donna è terminata nel 2015, ma si punta ad una nuova proroga di tre anni, ovvero a permettere la possibilità di scelta anche alle donne che matureranno i requisiti entro la fine del 2018. L'ipotesi verrà studiata dal Governo, insieme a tutta la riforma del pacchetto delle pensioni anticipate, presumibilmente entro la fine del 2016. Il Corriere della Sera ha pubblicato un'intervista a Maria Antonietta Ferro, una delle amministratrici del gruppo Facebook che sostiene questa proroga. "Sarebbe anche giusto dato che - spiega la Ferro - le donne non chiedono altro che vedersi restituiti i soldi accantonati tramite i contributi previdenziali".

L'alternanza casa-lavoro è una situazione che molte donne non riescono più a sostenere. L'opzione donna è, per questo motivo, considerata una exit strategy: si rinuncia, è vero, a quasi un terzo del mensile pensionistico, ma ci si dedica solo alla casa ed alla famiglia dopo almeno 35 anni di lavoro.