Anche quest’anno Jobpricing ha stilato il CSI 2016 (Company Salary Index), report che classifica le aziende italiane nel mercato delle retribuzioni, disponibile in rete.
I dati raccolti nel report guardano alla RAL (retribuzione annua lorda) di un campione di oltre 180milapersone che occupano posizioni diverse all’interno del range della retribuzioni: si va da un 8% di dirigenti al 67% di impiegati, con il restante 25% di manager. I dati sono stati raccolti tramite il portale Jobpricing e con l’utilizzo di un questionario online anonimo.Nel documento si approfondisce l’analisi retributiva delle maggiori aziende presenti in Italia, identificando tre grandi categorie (dirigenti, manager, impiegati) e indicando le migliori e le peggiori aziende a livello retributivo: ovvero, chi paga meno e chi paga di più.
La classifica generale
Considerando la media delle tre fasce contrattuali, la parte più interessante del report è la lista delle “12 migliori” (ovvero, le aziende il cui posizionamento retributivo è sopra mercato) e delle “12 peggiori” (per il quale il posizionamento è invece sotto mercato). Ovviamente l’analisi si limita al livello retributivo, e non esprime nessun giudizio sulle aziende in sé: il report non parla delle aziende migliori in cui lavorare o i Top employers. Tra le 12 “migliori” vediamo al primo posto BT Italia, settore telecomunicazioni, seguita da Edison, Eni, Ferrero e Generali Italia. Seguono dal sesto posto Procter & Gamble Italia, Salini Impregilo (settore edilizia), Siemens, Sogei e Telecom.
Infine, all’undicesimo posto Unilever Italia, seguita immediatamente da Vodafone Italia. Non stupisce, ovviamente, trovare tra le aziende che pagano di più i grandi gruppi italiani e internazionali. Eppure chi paga di meno non è certo ad un livelloinferiore: al primo posto Accenture, colosso americano, seguito da nomi come Capgemini (3° posto), Deloitte (5°), Ernst & Young (7°), Fiat Chrysler (8°) e PwC (11°).
Queste informazioni possono essere utili alla luce di un’ulteriore testimonianza da Job Pricing: oltre la metà dei partecipanti ad una precedente ricerca del 2015 afferma di non percepire il proprio salario come adeguato (o affatto adeguato, secondo il 30.9%) al contributo dato per il raggiungimento degli obiettivi aziendali. In particolar modo il malcontento sembra essere più diffuso tra gli impiegati che tra i manager e i dirigenti, e più sentito a Sud e nel Centro Italia che nel Nord.