Le sentenze 838, 841 e 842 del TAR del Lazio hanno bocciato parzialmente il nuovo ISEE introdotto dal Governo Renzi lo scorso anno. La parte su cui il massimo organo giudiziale di giustizia amministrativa ha posto il veto era sulle nuove modalità di calcolo che consideravano le indennità per disabili come normali fonti di reddito dei nuclei familiari. Il Consiglio di Stato rigettando il ricorso del Governo contro quelle sentenze, ha, di fatto, confermato l’efficacia delle sentenze stesse. L’INPS ha già messo in piedi lo strumento correttivo sul proprio portale, ma adesso, immaginando richieste risarcitorie e ricorsi vari, i Comuni ed i Sindacati chiedono alcuni chiarimenti all’Esecutivo.

I Comuni hanno paura di essere lasciati soli a risarcire i cittadini

Il punto focale della situazione è che molte famiglie che hanno nel proprio nucleo persone invalide che percepiscono sussidi per i loro handicap, proprio per via di questi sussidi, hanno perso alcuni benefici a loro spettanti. Infatti, considerando le indennità come quella di accompagnamento, alla stregua di una normale pensione o fonte di reddito, queste famiglie hanno sforato il limite reddituale per alcune prestazioni agevolate che prima gli spettavano. Parliamo del canone di affitto di una casa di edilizia residenziale, del ticket sanitario, della riduzione per luce e gas e così via. Dopo la conferma del Consiglio di Stato, i cittadini che si trovano in queste condizioni, possono, attraverso il sito dell’INPS, chiederne la revisione per ottenere il nuovo indicatore.

L’ANCI, l’associazione dei Comuni Italiani ha chiesto al Governo di chiarire se, le sentenze riguardino esclusivamente le indennità per invalidi o se possa essere allargata anche ad altre indennità sociali e come fare per risarcire i cittadini penalizzati lo scorso anno. Infatti, l’allarme dei sindaci è per i probabili innumerevoli ricorsi che i cittadini presenteranno loro per via delle penalizzazioni a cui sono stati erroneamente sottoposti.

Basti pensare alle quote di co-partecipazione che un comune chiede ai propri cittadini per mense scolastiche o canoni di affitto per le case popolari. La quota chiesta ai cittadini è sempre scaglionata in base alle fasce ISEE. Un ISEE sbagliato ha costretto i cittadini a pagare di più e adesso è presumibile che i ricorsi saranno molti e tutti destinati ai comuni che quindi chiedono aiuto al Governo.

Il caso Basilicata

Un caso delicato si sta sviluppando in Basilicata, dove lo scorso agosto, la Regione emanò il reddito minimo di cittadinanza da erogare agli indigenti. Questo strumento è stato successivo ad un altro che è durato 4 anni, il "Copes", una specie di reddito di inclusione sociale erogato ai bisognosi, tra le 200 e le 500 euro al mese in base alla composizione numerica della famiglia. Il nuovo sussidio, ad un anno dall’emanazione circa, risulta ancora ai box perché alla luce del nuovo ISEE (quello bocciato), i soggetti beneficiari del Copes, proprio a causa sua, hanno superato la soglia reddituale utile a percepire il nuovo sussidio. Secondo la CISL Basilicata, urge chiarire se oltre alle indennità di accompagnamento e sue simili, anche le indennità sociali come era il Copes, sono escluse dal calcolo della situazione reddituale di una famiglia.

Sembra assurdo che un sussidio a indigenti venga considerata fonte di reddito, perché, come per le indennità ai disabili, tutti i sussidi sociali servono per combattere le differenze, per rendere meno sbilanciato il sistema sociale italiano e per agevolare chi è in difficoltà. Anche Esponenti del Governo chiedono una solerte convocazione degli organi chiamati in causa per porre fine ad una situazione anomala. Per il Ministro Poletti, la situazione rischia di esplodere da un momento all’altro edil suoimpatto rischia di diventare sempre maggiore ogni giorno che passa.