La flessibilità in uscita è diventata ormai la maggiore priorità per il Governo dopo che, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha evidenziato i punti cardine da affrontare, affinché si possano rendere più flessibili le norme in materia pensionistica previste dalla Legge Fornero. Si tratta comunque di modificare solo alcune storture contenute nella Riforma senza cancellarla definitivamente, visto che ha garantito risparmi pari a 80 miliardi di euro.

Il Governo studia la flessibilità, parla Baretta

Lo ha lasciato intendere il sottosegretario al Ministero delle Finanze Pier Paolo Baretta: "Il Governo sta lavorando per una modifica dei punti più critici della Legge Fornero.

Ma nel suo complesso l'impianto della Riforma deve essere difeso", ha spiegato a margine dell'audizione in Commissione Lavoro alla Camera, dove ha ricordato la necessità di introdurre una flessibilità in uscita al fine di assicurare il trattamento pensionistico a migliaia di lavoratori; argomento che potrebbe salire sul treno della prossima legge di stabilità.

Intanto il Governo dovrà analizzare il ddl n.857, incardinato in Commissione Lavoro alla Camera dal 2013 visto che, al momento sembra l'ipotesi più accreditata. La proposta, infatti, darebbe la possibilità ai lavoratori di lasciare il lavoro a partire dai 62 anni di età anagrafica e 35 anni di versamenti contributivi, pena una riduzione massima dell'8% sull'assegno pensionistico.

Si tratta di una proposta che segna la battaglia intrapresa nel 2013 dal Partito Democratico che, tuttora non ha ricevuto nessuna risposta. 

Baretta dice no al contributivo

Durante l'audizione, Pier Paolo Baretta ha reso noto che a rimanere penalizzate sono le lavoratrici visto che, hanno dovuto fare i conti con un incremento di sette anni sull'età pensionabile oltre ad andare incontro a retribuzione più basse. Al centro del dibattito, anche la possibile introduzione del prestito pensionistico su cui lo stesso Baretta appare favorevole visto che, a suo avviso potrebbe avvantaggiare i lavoratori con mansioni più faticose. Il ricalcolo dell'assegno con il metodo contributivo, invece, non rientra tra le richieste del sottosegretario. "È impraticabile, rischia di essere penalizzante", ha concluso Baretta.