La pensione anticipata tramite il prestito pensionistico risulterebbe "molto onerosa per il lavoratore": lo afferma uno studio della Uil, attraverso il quale si è cercato di dare forma alle recenti proposte di flessibilizzazione del settore da parte del Governo. Secondo il sindacato, a destare dubbi è il costo dovuto al ruolo del settore creditizio e assicurativo, che dovrebbe anticipare al lavoratore il capitale necessario per accedere ai prepensionamenti.

Le simulazioni indicano che il pensionato potrebbe trovarsi ad affrontare, nei casi peggiori, una perdita netta di un mese per ogni annualità di pensione. Questo significa che su un trattamento corrispondente all'incirca a 1000 euro lordi mensili, il taglio potrebbe avvicinarsi al 7% dell'importo per chi desidera anticipare di tre anni la propria data di quiescenza. Una misura che per il sindacato appare come eccessivamente penalizzante, soprattutto rispetto al fatto che il prestito pensionistico dovrebbe ricevere una garanzia anche da parte dello Stato.

Riforma pensioni 2017: serve un chiarimento del Governo

Stante la situazione, appare chiaro che urge un chiarimento da parte dell'esecutivo, se non altro per verificare qual è il perimetro di applicazione delle penalizzazioni presenti all'interno della proposta governativa. "La via maestra è la reintroduzione di una flessibilità di accesso alla pensione a 62 anni" spiega Domenico Proietti. La Uil si dice "pronta a discuterne le modalità, ma evitando soluzioni pasticciate". Proprio il prestito pensionistico appare alle parti sociali come una di queste, visto che presenterebbe molte criticità senza chiarire quanti interessi si troverebbero a pagare i lavoratori e senza definire quale livello di imposizione fiscale verrebbe loro applicato.

Prestito Inps: evitare che il costo ricada sui lavoratori

Per indicare la direzione auspicata dal sindacato, il monito lanciato al Governo consiste nella definizione di una misura di flessibilità che non vada ancora a discapito dei lavoratori. "La Uil ritiene indispensabile che il costo dell'operazione non ricada sui lavoratori", mentre "andrebbe perseguita con determinazione la proposta avanzata da Confcooperative sul ruolo attivo delle aziende nel sostegno alla flessibilità pensionistica". Il tema resta comunque ineludibile, visto che la rigidità del sistema deve essere affrontata con una riforma previdenziale in grado di andare incontro alle reali esigenze di lavoratori e pensionandi. Motivo per il quale i rappresentanti sindacali si dicono "pronti alla mobilitazione continua, fino a quando non sarà data risposta concreta a questi problemi".

Come da nostra abitudine, restiamo a disposizione del lettore qualora desideri condividere la propria opinione sulle vicende appena riportate tramite l'inserimento di un nuovo commento nel sito. Per chi desidera ricevere le prossime notizie di aggiornamento sulla previdenza pubblica, è invece disponibile la comoda funzione "segui" che trovate in alto, vicino al titolo dell'articolo.