Dopo l'incontro avvenuto nel pomeriggio di ieri tra il Ministro del lavoro Giuliano Poletti e i rappresentanti della piattaforma unitaria composta da Cgil, Cisl e Uil, emergono i primi dettagli e alcune conferme in merito al meccanismo di funzionamento dell'APE, l'anticipo pensionistico che dovrebbe garantire l'avvio della flessibilità previdenziale. Il dato più significativo (e per il momento anche quello più controverso) riguarda il prestito che dovrà sottoscrivere il pensionando per poteranticipare l'uscita dal lavoro, impegnandosi al pagamento delle rate di restituzione con gli interessi per un lasso di tempo di 20 anni.

Il costo degli stessi interessi sarebbe però mitigato sulla base della reale situazione specifica vissuta dal lavoratore, fermo restando che sipotrà fruire di una serie di detrazioni in grado di calmierare (finanche ad annullare) il peso del ricorso al mercato creditizio. Per coloro che ne hanno la possibilità resterebbe aperto anche ilricorsoal proprio fondopensione integrativo (attraverso l'opzione RITA), in modo da annullare l'impatto del prestito. Chi invece dovesse decidere in autonomia di lasciare il proprio posto di lavoro in anticipo potrebbe arrivare a vedersi diminuire fino al 15% l'importo della futura pensione.

Per Nannicini la pensione anticipata non prevede penalizzazioni

In merito al meccanismo del prestito sul quale dovrebbe basarsi l'anticipo pensionistico il Sottosegretario Tommaso Nannicini ha sottolineato che non vi sarà nessuna penalizzazione, mentre il ricorso al mercato del credito(ed il relativo addebito degli interessi al lavoratore) si è reso necessario per mantenere la fattibilità dell'operazione rispetto al pesocomplessivo della riforma.

Secondo i tecnici del Governola flessibilità in uscita andrebbe a pesare per circa 10 miliardi di euro l'anno, mentre le stime per l'APE si fermano attorno ai 600 milioni di euro. Tra le varie ipotesi ricordiamo anche la possibilità che ad intervenire in favore del lavoratore sia la stessa impresa, facendosi carico di una parte o della totalità dei costi dell'operazione e favorendo così una ristrutturazione aziendale o un turn over interno.

Pensioni flessibili: dall'APE alla proposta di legge 857/2013, si attende il confronto politico

Stante la situazione, è chiaro che sulla questione il dibattito politico si prepara ad accendersi man mano che emergonoi dettagli sulla proposta di flessibilità previdenziale dell'area governativa. A fare da contraltare resta l'ipotesi 857/2013, con la quale si permetterebbe l'uscita dei precoci una volta raggiunti i 41 anni di contribuzione senza ulteriori penalizzazioni.

Gli altri lavoratori potrebbero invece accedere alla pensione anticipata tramite la quota 97, con una penalizzazione del 2% l'anno: questa ipotesi, rispetto all'Ape, aprirebbe però le porte dell'Inps ad una platea più ampia, visto che coinvolgerebbe anche coloro a cui mancano quattro anni dalla quiescenza. Intanto si attende la risposta dei sindacati, che dovranno fare il punto in preparazione del prossimo incontro con il Ministro Poletti fissato al 23 giugno.

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