Le scuse ormai erano terminate con la chiusura della vicenda comparti, con la loro riduzione da 11 a 4. Il rinnovo del contratto dei lavoratori statali, fermo da 7 anni e spinto dalla ormai datata sentenza della Consulta contro il blocco Fornero, sembra arrivato al capolinea. Questo almeno ascoltando le parole del Ministro per la Pubblica Amministrazione Marianna Madia che per il giorno 26 luglio ha convocato i sindacati per dare il via alla trattativa.

Probabilmente questo sarà il primo round di una trattativa che si preannuncia difficile e serrata e che sicuramente avrà altri strascichi nelle prossime settimane. Ecco quindi cosa si prevede per il summit e cosa c’è di nuovo.

Le ultime notizie direttamente dalla Madia

Martedì 26 luglio inizierà ufficialmente la trattativa tra Governo e sindacati per il rinnovo del contratto del pubblico impiego. Lo scorso anno la Corte Costituzionale si pronunciò sul blocco della perequazione voluto dal Governo Monti e dall’allora Ministro Fornero. Il Governo ha recepito la sentenza stanziando nella Legge di Stabilità 300 milioni di euro da dividere tra gli oltre 3 milioni di lavoratori statali, a partire dal 1° gennaio come aumento di stipendio.

Per il Governo la cifra è solo un primo passaggio, prevedendo ulteriori soldi da destinare agli statali per le prossime finanziarie. Lo stato delle casse pubbliche però non lasciano sicurezza su questa previsione ed i sindacati, fin da subito si sono detti contrari e scettici sull’accordo se le cifre sono quelle della scorsa manovra di autunno. Se a questo si aggiunge l’indennità di vacanza che spettava ai lavoratori durante l’assenza del contratto, ma che ancora non è pagata (pagamento che sembra sarà rinviato al 2020), usare la parola difficile per la trattativa, non sembra un azzardo. La Madia nei giorni successivi alla chiusura della vicenda comparti è sembrata sicura di portare a termine positivamente l’accordo con i sindacati.

Inoltre, il taglio delle partecipate e la riduzione dei manager della PA fanno propendere verso una epilogo positivo se come sembra i risparmi ottenuti da questa spending review del pubblico impiego saranno utilizzati per futuri aumenti.

Il punto di partenza della trattativa

Come dicevamo, per martedì la base da cui si inizierà a trattare è quella di 300 milioni di euro. Inizialmente si pensava di provvedere a dividere quei soldi in parti uguali tra i 3 milioni di lavoratori. In sostanza, ciò significava aumenti di 6 o 7 euro al mese per lavoratore. Per i sindacati troppo poco a fronte delle centinaia di euro persi per via del perdurare del blocco. Adesso, sulla falsariga della riforma Brunetta e della sua idea di distinguere i dipendenti pubblici in base ai risultati ed al merito, sembra che i 300 milioni verranno ripartiti solo a fasce di lavoratori e non a tutti quelli che di fatto hanno lo stipendio fermo al 2009.

Aumenti più corposi quindi ma non per tutti. Oltre all’idea meritocratica, gli aumenti scatterebbero anche per quelli con stipendio più basso. Azzardando delle ipotesi, difficilmente i rappresentanti dei lavoratori potranno dire sì a questa sorta di aumento a costo zero, solo a dipendenti fino a 26mila euro annui e solo a coloro che verranno premiati come meritevoli. Senza contare che non è ancora chiaro a chi toccherà il compito di dare i voti e senza calcolare che per molti, vicini alla soglia dei 26mila euro di cui dicevamo prima, l’aumento potrebbe comportare la perdita del bonus da 80 euro.