La raccolta delle firme sul referendum per abolire parte della legge 107 su “La Buona Scuola” ha avuto successo, contro ogni previsione. Il numero di 500.000 è stato raggiunto e superato. Cinquecentotrentamila persone hanno firmato per abrogare parte della riforma della scuola voluta a tutti i costi dal Governo Renzi. I quesiti referendari, ricordiamo, sono quattro e riguardano i poteri dati ai dirigenti scolastici, l'alternanza scuola lavoro, la costituzione dei comitati di valutazione per il bonus al merito ai docenti più bravi e il buono destinato alle scuole private.

Adesso le firme ci sono e saranno portate in Corte di Cassazione.

Non sarà necessario allungare i tempi della raccolta firme del referendum

Inizialmente si pensavache il numero di 500 mila firme per il referendum contro la legge 107/2015, o la buona scuola, non sarebbe stato raccolto in tempo, per cui si era pensato di allungare il periodo dei banchetti. Ma non è stato necessario. Le firme ci sono e presto saranno in Cassazione assieme a quelle per altri due referendum: il referendum costituzionale (che comunque è già stato deciso dal Parlamento) e quello per l'abrogazione di parte del Jobs Act (nello specifico l'eliminazione dei voucher per il lavoro accessorio, il reintegro a lavoro per chi viene licenziato illegittimamente in aziende con più di 5 dipendenti e la richiesta direintrodurre la piena responsabilità solidale negli appalti).

Finiscono in un niente di fatto i referendum ambientali e quelli contro la legge elettorale (Italicum).

Tempi duri per la Buona scuola di Renzi?

La buona scuola di Renzi & company è stata accolta con malcontento dalla maggior parte del mondo scolastico. Le nuove regole non piacciono ai più, come non piacciono i tagli al personale ATA.

Fin da subito si era parlato di referendum per l'abrogazione, e adesso, a distanza di circa un anno, il momento della verità è arrivato. Al Miur trema tutto. Prima l'ordinanza di mobilità impugnata dal Tar che lascia in dubbio fino al 20 ottobre su cosa succederà. Adesso, se venisse dato seguito al Referendum, tutto il lavoro finora fatto andrebbe in frantumi. E in realtà è quello che in molti sperano. È quello che sperano almeno 530 mila persone.