L'Anticipo Pensionistico sul quale sta lavorando il Governo Renzi confrontandosi con i sindacati, che il premier ha ribattezzato Ape annunciando anche un logo di cui però non si è vista nemmeno l'ombra, rischia di risultare certamente meno "seducente" in confronto con altre formule d flessibilità in uscita dal lavoro per l'accesso alla pensione anticipata. Ma l'Ape, che sostanzialmente è un prestito previdenziale da pagare in venti anni, è ideato apposta per rientrare in una cornice di rispetto dei conti pubblici con cui si dovranno inevitabilmente fare i conti per programmare gli interventi da effettuare a medio e lungo termine in materia di riforma Pensioni.

L'Ape di Renzi poco conveniente per i lavoratori ma salva la finanza pubblica

Questo è quanto emerge dalla relazione dell'Upb (Ufficio parlamentare di bilancio), che ha abbozzato le prime critiche sull'Anticipo Pensionistico annunciato dal premier Matteo Renzi mettendolo a confronto con altre due proposte di legge per la pensione anticipata, in particolare quelle formulate dal presidente dell'Inps Tito Boeri e dal presidente della commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano. A pesare di più è il ddl Damiano, che oltre al prepensionamento a 62 anni con 35 anni di contributi e penalità decrescenti prevede la soluzione quota 41 per il pensionamento dei lavoratori precoci, servirebbe una copertura finanziaria di almeno tre miliardi iniziali che potrebbero diventare fino a otto miliardi all'anno a regime.

Più conveniente la pensione anticipata con le formule di Damiano e Boeri

La proposta formulata da Boeri è quella della pensione anticipata a partire da 63 anni e 7 mesi con almeno 20 anni di anzianità contributiva, una proposta che peserebbe molto meno sulla finanza pubblica: la previsione è di circa 700 mila euro iniziali fino a un massimo di circa tre miliardi.

Quasi a costo zero per le casse dello Stato e tutta a carico dei lavoratori l'Ape di Renzi. "La proposta governativa in discussione - ha chiarito nella relazione l'Ufficio parlamentare di bilancio - ha un impianto diverso e nasce dall'esigenza - ha sottolineato l'Upb secondo quanto riferisce l'Ansa - di ridurre il più possibile l'impatto della flessibilità sui conti pubblici". Tutt'altro, dunque, che una revisione organica e strutturale della riforma pensioni targata Fornero.