Il pacchetto previdenziale probabilmente non conterrà al suo interno misure che riguarderanno precoci e lavoratori impegnati in attività usuranti. La linea del Governo sembra tracciata, con interventi su Pensioni future limitati all’APE ed alle ricongiunzioni e interventi per le pensioni in essere che riguarderanno le minime. I soldi che verranno stanziati, si parla di 2,5 miliardi, basteranno a malapena a coprire queste misure, mentre per le altre necessità del sistema previdenziale tutto verrà rimandato all’anno prossimo. Ricapitolando, dal 2017 possiamo già definire certi l’APE, opzione donna, ottava salvaguardia, ricongiunzioni gratuite e aumento delle pensioni minime.

Delusione per gli usuranti, ma forse, vista la delicatezza della categoria e delle attuali norme, meglio aspettare per un intervento alle radici del problema.

Pensione a 61 anni e 7 mesi

L’Inps, sul proprio sito ha pubblicato l’elenco delle categorie di lavoratori che sono impegnati in attività valutate come usuranti o notturne. Per questi lavoratori, l’attuale Legge previdenziale prevede l’uscita dal lavoro in anticipo. L’uscita consentita è fissata a 61 anni e 7 mesi, cioè con 5 anni di anticipo rispetto ai requisiti per la pensione di vecchiaia che la Fornero ha portato a 66 anni e 7 mesi. Diversi però sono i paletti che rendono l’anticipo meno fruibile e meno evidente. Il sistema della pensione anticipata per gli usuranti è quello delle quote, cioè oltre che l’età contano le settimane di contributi versati che devono essere almeno 35 e devono produrre, in cumulo, la quota 97,7.

Poi c’è il sistema delle finestre mobili, cioè la differenza temporale tra la maturazione dei requisiti e la decorrenza della pensione. Per questa tipologia di pensione, la finestra è di 12 mesi, cioè maturando i requisiti a 61 anni e 7 mesi, la pensione sarebbe erogata dopo un anno. Di fatto gli anni di anticipo non sarebbero 5 ma solo 4.

Inoltre vale la regola dei 7 anni, cioè, per rientrare nella categoria lavoro usurante, un soggetto deve aver lavorato in tali attività per almeno 7 degli ultimi 10 anni. Senza modifiche alle norme attuali, queste regole varranno fino a tutto il 2017, mentre dal 2018 la situazione peggiorerebbe perché sarebbe necessario aver svolto mansioni usuranti per almeno la metà degli anni di contributi versati.

Linee di intervento future

Il problema lavoro usurante è all’attenzione dell’Esecutivo che cerca una soluzione per renderlo meno limitato a pochi soggetti. Tutti i paletti prima descritti di fatto riducono la platea degli interessati e soprattutto, l’elenco dei lavori reputati pesanti lascia fuori altre categorie che meriterebbero di rientrare nella definizione. Un primo tassello sarebbe eliminare l’aspettativa di vita, cioè i 7 mesi in più dei 61 anni, che poi è previsto diventino 11, 14 e così via. Bisogna considerare che la durata della vita media delle persone varia anche in funzione delle attività lavorative svolte. Ecco perché si lamentano i vigili urbani esposti a smog ed inquinamento, i postini più o meno per gli stessi motivi, oppure gli edili che effettivamente fanno un lavoro che è particolarmente deleterio fisicamente.

Queste sarebbero alcune tra le categorie da inserire tra quelle usuranti e su questo che verte il progetto di correzione della misura. Infine si pensa di eliminare il meccanismo delle finestre mobili, perché di fatto è un sistema che è attivo solo per queste categorie.