Le ultime novità sulle pensioni aggiornate ad oggi 30 settembre affrontano il tema dei costi dell'Ape e dei lavoratori precoci, le cui proteste iniziano a farsi sentire, a due giorni dal verbale sottoscritto tra governo e sindacati in occasione dell'ultimo confronto. Se la pensione anticipata a 63 anni re-introduce quella flessibilità che si era andata persa con la riforma Pensioni della Fornero, le preoccupazioni sono rivolte alle penalizzazioni, calcolate come il doppio rispetto a quelle previste dal ddl 857 di Cesare Damiano, bocciato a suo tempo dall'esecutivo.
Ma anche alle stesse pensioni dei precoci, visto che soltanto una minima parte accederà alla quota 41.
Pensioni: costi dell'Ape alti, non va meglio ai lavoratori precoci
Le ultime notizie sulle pensioni hanno come riferimento l'anticipo pensionistico studiato dal governo per andare a modificare l'impianto della Fornero, senza però stravolgerlo. A preoccupare maggiormente i pensionandi e i lavoratori in generale sono i costi dell'uscita anticipata, le cui prime stime sono ormai di dominio pubblico. Stando a quanto riporta Il Corriere, la penalizzazione sull'assegno per ogni anno di anticipo è pari al 6,08 per cento. Ciò significa che se si sceglie di andare in pensione a 63 anni, la decurtazione dell'assegno sarà pari al 18,24.
La domanda che ci si pone è se l'Ape sia o meno appetibile agli occhi dei pensionati, visto che non tutti potranno usufruire dell'Ape social, la variante della pensione anticipata che prevede zero spese per alcune determinate categorie, come disoccupati, disabili e coloro che svolgono attività usuranti.
Non c'è pace intanto per i lavoratori precoci.
La loro richiesta di quota 41 per tutti è stata bocciata dal governo. Ci sarà sì la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi, ma soltanto per chi è disoccupato, disabile o abbia svolto attività gravose. Va da sé che la platea dei possibili beneficiari di tale misura si va a ridurre, e di tanto, rispetto al numero originale.
Alcune delle richieste della categoria sono però state ascoltate, come ad esempio l'eliminazione delle penalizzazioni per coloro che vanno in pensione prima dei 62 anni di età e la definizione di precoce, colui il quale ha maturato 12 mesi di contributi, anche non continuativi, prima dei 19 anni di età, sgomberando così il campo dai bonus per veri precoci o super precoci eccetera, che avrebbero fatto verosimilmente soltanto aumentare la confusione in un argomento che rimane ad oggi ancora controverso.