Prima il Jobs Act, poi la riforma del lavoro e quella degli ammortizzatori sociali hanno prodotto notevoli novità per quanto riguarda i casi di perdita del proprio posto di lavoro. Una novità con cui dovranno fare i conti i lavoratori dal prossimo anno è sicuramente la scomparsa della mobilità. Infatti la naspi, il nuovo sussidio di disoccupazione introdotto lo scorso anno dal Governo Renzi, sostituirà l’indennità di mobilità. Ma cosa cambierà per i lavoratori e soprattutto, sono notizie positive o negative?

La mobilità diventerà un ricordo

La Naspi è il sussidio unico di disoccupazione previsto dall’INPS e copre quei soggetti che perdono involontariamente il proprio lavoro.

La mobilità invece si rivolge ai lavoratori che perdono il proprio posto a seguito di licenziamenti collettivi da parte di aziende che chiedono l’intervento al fondo di integrazione salariale. Evidente che la natura dei due ammortizzatori sia notevolmente diversa. Inoltre la mobilità è appannaggio solo di lavoratori impiegati in aziende con almeno 15 dipendenti e soprattutto, imprese operanti in determinati settori. Dal prossimo anno, anche i lavoratori soggetti a licenziamenti collettivi, saranno tutelati dalla Naspi e saranno trattati alla stregua del lavoratore che è licenziato individualmente. Questo cambiamento farà perdere ai lavoratori i benefici dello stato di mobilità che ne agevolavano la ricerca di lavoro perché allo stesso tempo, farà perdere alle aziende il beneficio contributivo che si ha nel momento che si assume un lavoratore proveniente dalle liste di mobilità.

Dal1° gennaio quindi, i lavoratori licenziati ed iscritti nelle liste, non avranno più l’indennità di mobilità, ma dovranno richiedere all’INPS il sussidio di disoccupazione.

Tutti i diritti dell’ex lavoratore

Le novità riguardanti la perdita di lavoro sono tante ed iniziano dalla tipologia di lavoro. Infatti dal 2017 non sarà più decisiva la durata del rapporto di lavoro o il motivo del licenziamento per percepire l’indennità di disoccupazione.

Che ci si trovi di fronte a licenziamenti durante il periodo di prova o addirittura per giusta causa, il lavoratore ottiene sempre lo status di disoccupato. Le nuove norme poi, sono rivolte oltre che a concedere un incentivo reddituale, anche a ricollocare il lavoratore dal punto di vista lavorativo e sociale. Durante il periodo in cui si percepisce la Naspi infatti, si dovranno frequentare corsi, tirocini ed ogni altra attività che i centri sociali e gli uffici per l’impiego organizzeranno per i disoccupati.

C’è da sottoscrivere infatti il patto di servizio che obbliga il disoccupato percettore della Naspi a seguire i corsi e addirittura a rispondere alle eventuali offerte di lavoro congrue che gli verranno messe davanti. Proprio nell’ottica della inclusione sociale e lavorativa, la normativa lancerà per fine anno l’assegno di ricollocazione, un voucher fino a 5.000 euro da spendere negli uffici per l’impiego o altri organismi riconosciuti, per trovare nuovo lavoro. La Naspi inoltre può essere percepita anche nei casi in cui un lavoratore lasci di sua iniziativa il posto di lavoro. In questo caso però sarà necessario far diventare le dimissioni come giuste. In questo caso deve essere l’ufficio Territoriale del Lavoro competente a ratificare le dimissioni come date per giusta causa.