Renzi ha fallito per quanto riguarda l’appeal della gente nei confronti della sua riforma scolastica. Questa opinione è sulla bocca di tutti, non solo dei docenti, ma anche e soprattutto della gente comune, delle famiglie e persino di quasi tutti gli studenti italiani, di ogni ordine e grado.

La Buona Scuola di Renzi: un recente sondaggio, mette in luce le molteplici perplessità degli italiani

Da un lato ci sono gli insegnanti, sempre più demotivati sul versante lavorativo, perché distratti dai continui impegni extra curriculari: forse passano più tempo all’interno delle fredde sale d’aspetto dei Tribunali, dei sindacati e degli studi legali, per portare a termine quanto iniziato un anno fa, a proposito dei tanti ricorsi avverso le decisioni normative intraprese dal Miur; dall'altro le numerose famiglie, rappresentate dalla gente comune, che valuta negativamente la nuova Scuola ideata e messa in piedi, in maniera raffazzonata, da Matteo Renzi.

Questo, insomma, è il quadro generale che emerge in questi giorni dopo i risultati del sondaggio Demos-Coop a proposito dell’opinione degli italiani circa la validitàdella nuova riforma scolastica chiamata, appunto, Buona Scuola. Ma vediamo brevemente alcuni risultati: il 52% degli italiani intervistati esprime un atteggiamento fiducioso nei confronti della scuola, in qualità di pubblica istituzione (l’anno scorso la percentuale era al 56% e dieci anni fa il dato si attestava al 62%). In linea di massima, la scuola e il mondo che gravita attorno ad essa sembra suscitare interesse nell'opinione pubblica nazionale ma la valutazione sull'efficacia o meno della nuova riforma renziana suscita non pochi dubbi.

Ma cos'è cambiato veramente rispetto a dieci anni fa? Questa è la domanda che molti cittadini si chiedono. Se guardiamo al prestigio e all'autorevolezza che gli insegnanti possiedono all'interno dell’attuale società civile, il sondaggio dice inconfutabilmente che la figura del ‘professore’ non viene messa in discussione, anzi, per gli stessi, permangono ancora la stima e la fiducia incontrastata tra i cittadini, specie se questo professionista della formazione fa parte della scuola cosiddetta ‘pubblica’.

Il dato schizza vertiginosamente in alto quando parliamo di ‘professori universitari’; in questo caso l’affidabilità in termini di stima sale fino a raggiungere la soglia del 64%. I risultati, invece, scendono leggermente quando si parla di ‘maestre’ e di ‘docenti’ della scuola secondaria di primo e secondo grado.

Più investimenti pubblici, più sicurezza degli edifici scolastici, aumento degli stipendi e meno genitori presenti a scuola

Di fatto, tutta la categoria dei professori viene ancora valutata positivamente dall'opinione pubblica, la quale sostiene a gran voce la loro preparazione, il loro status di lavoratori sotto pagati e, infine, sostiene le loro proteste avverso la Buona Scuola di Renzi, difendendo le angherie subite recentemente a proposito delle contestatissime assegnazioni delle sedi scolastiche distanti rispetto alla loro residenza, senza nessun criterio univoco, ma su decisione dell’algoritmo impazzito del Miur. Dal sopra citato sondaggio emerge, invece, la verità di questa sfiducia da parte della gente comune nei confronti della scuola: per molti, infatti, la causa va ricercata nella mancanza di investimenti pubblici, seri e mirati al prezioso servizio sociale degli insegnanti e ai luoghi in cui essi lavorano (gli edifici scolastici in primis).

I due terzi degli intervistati, infatti, sostiene l’inadeguatezza delle strutture edilizie scolastiche, nonché il rischio per la sicurezza che tali luoghi di lavoro rappresentano per tutto il personale della scuola. Infine, l’indagine Demos-Coop mette in luce anche un altro aspetto di rilievo, presente ampiamente all'interno degli istituti scolastici: i genitori, i quali sono perennementepresenti, in difesa dei propri figli, sempre più custoditi dentro le 'campane di vetro' infrangibili.