Le ultime novità sulle pensioni aggiornate ad oggi martedì 25 ottobre si riferiscono allo "scontro" a distanza tra Cesare Damiano e Tito Boeri in merito al pacchetto previdenziale studiato dal governo per il prossimo anno, al cui interno rientra anche l'Ape, l'anticipo pensionistico che consente al lavoratore di uscire con 3 anni di anticipo rispetto all'attuale soglia di 66 anni e 7 mesi fissata dalla riforma Fornero, dietro un prestito da restituire in vent'anni, con una decurtazione dell'assegno intorno al 4,5 per cento per ogni anno di anticipo.

La legge del contrappasso

Gli ultimi giorni hanno visto salire in cattedra tre figure di grande rilievo all'interno del dibattito sulla nuova riforma pensioni. Il primo è stato Tito Boeri, seguito da Padoan prima e Damiano poi. Il presidente dell'Inps è andato in avanscoperta, affermando che nelle misure del governo non sia stato fatto nulla per i giovani ed un Paese che non guarda a quest'ultimi è una nazione che non ha grandi prospettive di crescita. Un 'siluro' neanche tanto velato all'attuale esecutivo. In risposta alle dichiarazioni del professore della Bocconi è arrivata l'intervista del ministro dell'Economia Padoan, il quale ha rispedito al mittente le critiche, sottolineando come il piano Boeri per le Pensioni avrebbe messo a rischio i conti pubblici.

Al quotidiano Repubblica, il ministro non ha voluto commentare se le esternazioni dell'economista siano o meno compatibili con il suo ruolo di numero uno dell'Inps, ricordando però come il governo abbia mantenuto la promessa dell'introduzione della flessibilità, con l'Ape che dovrebbe avere il via libera per maggio 2017. Alle sue parole si sono aggiunte quelle del presidente della commissione Lavoro alla Camera dei Deputati, il quale attraverso una nota pubblicato sul proprio sito ufficiale (cesaredamiano.org) ha colto l'occasione di togliersi qualche sassolino dalla scarpa, esprimendo la propria contrarietà alle accuse del professore di non pensare ai giovani e invitando quest'ultimo a rassegnarsi di fronte "ai conti fatti da altri", in riferimento al fatto che il governo ha bocciato la proposta di Boeri per gli stessi motivi per i quali l'Inps aveva sventolato il semaforo rosso di fronte alla proposta di legge numero 857 a firma Damiano-Gnecchi, come ricordato dallo stesso esponente del Partito democratico nella sua nota. Una rivalità destinata a proseguire, questa è l'opinione comune, anche nel corso delle prossime settimane, mesi, sopratutto qualora il referendum di dicembre non dovesse andare bene per Renzi.