Il vero strumento di flessibilità che il Governo sta introducendo nel sistema previdenziale italiano è l’APE volontaria. Solo questa forma di Anticipo Pensionistico, quella definita volontaria è davvero la misura previdenziale che consente ai lavoratori di scegliere come e quando lasciare il lavoro. Le altre forme dell’APE, quella sociale per esempio, sono più di carattere assistenziale che previdenziale. L’APE social è gratuita e copre soggetti in difficoltà reddituale, di famiglia o lavorativa. L’Ape volontaria invece, essendo una facoltà concessa ai lavoratori è completamente a spese del soggetto richiedente.

Dal 1° maggio 2017, i lavoratori potranno richiedere l’anticipo pensionistico tramite l’ormai famoso meccanismo del prestito bancario. Ecco cosa si dovrà fare per lasciare il lavoro e come funzionerà la misura.

Legge di Bilancio e decreti attuativi

La misura ormai è apparecchiata ed è compresa nella Legge di Stabilità che da questa settimana ha iniziato il suo tour parlamentare alla Camera dei Deputati. A Montecitorio si inizierà a discutere sugli emendamenti pervenuti a correzione di tutti gli articoli di cui consta la manovra finanziaria del prossimo anno. Sul tema Pensioni, ipotizzare un alto numero di emendamenti non è azzardato, ma l’APE volontaria sembra orma ben definita e difficilmente correggibile durante i lavori in Parlamento.

Si attendono solo i classici decreti attuativi e quelli della Presidenza del Consiglio che ne limerà solo la procedura.

La misura è fatta inserendo nel mondo previdenziale, nuovi soggetti come le banche e le assicurazioni. Il lavoratore che dopo il 1° maggio si troverà ad aver compiuto 63 anni e ad aver maturato già 20 anni di contributi, potrà chiedere di andare in pensione prima dei 66 anni e 7 mesi previsti dalle attuali norme.

La novità sta nella formula con cui andare, cioè con una pensione in prestito, erogata dalle banche ed alle quali i soldi li restituirà il lavoratore a partire dai 66 anni e 7 mesi di età, quando prenderà la vera pensione spettante. Il pensionato si interfaccerà sempre e solo con l’INPS che fungerà da tramite sia nel momento di pagare fisicamente la pensione in prestito, che in quello in cui dovrà trattenere le rate del prestito sulla pensione futura.

Il finanziamento (di questo si tratta effettivamente), naturalmente con spese ed interessi, andrà restituito per 20 anni in rate mensili.

Come fare per la richiesta di APE

Ai lavoratori quindi viene data la possibilità di andare in pensione prima, indebitandosi su quella futura, cioè rinunciando ad una fetta di quello che percepiranno dopo. Le tabelle rese pubbliche qualche giorno fa da Nannicini, sono state chiare anche sull’entità del taglio a cui andranno incontro i pensionati. Grazie ad un credito di imposta del 50%, o meglio alla possibilità di scaricare dal reddito un ventesimo di quanto speso per interessi e spese, l’entità della penalizzazione subita viene riportata sotto il 5% per anno di anticipo.

Il lavoratore dovrà presentare domanda all’INPS per ottenere la certificazione del diritto ad avere l’APE. L’Istituto comunicherà al lavoratore l’importo massimo e minimo di APE richiedibile che in attesa dei decreti, si può ipotizzare tra il 50 ed il 95%.

L’interessato poi dovrà passare alla richiesta di APE vera e propria nonché alla domanda di pensione di vecchiaia futura, che va fatta contestualmente all’APE. Nella richiesta di APE il soggetto richiedente dovrà indicare anche le banche e le assicurazioni scelte per dare vita al finanziamento, da scegliere tra quelle che stipuleranno convenzione con l’INPS, sul cui sito ufficiale dovrebbe essere predisposto l’elenco. Sarà l’INPS a rispondere a tutte le richieste di documentazione di banche ed assicurazioni.

A contratto concluso il lavoratore inizierà a percepire l’APE per 12 mesi (senza tredicesima) e quanto incassato non farà reddito. Inoltre non sembrano esistere problemi di incompatibilità con ammortizzatori sociali e attività di lavoro.