In questa manovra finanziaria appena licenziata dal Governo, ci sono state novità importanti per i lavori considerati usuranti che dal 2011 consentono una uscita anticipata per la pensione. Innanzi tutto bisogna distinguere tra lavori gravosi ed usuranti. Infatti, una delle novità della nuova manovra è la creazione di lavoro gravoso come definizione da applicare ad 11 nuove categorie di lavori considerati pesanti e logoranti. Queste categorie però rientrano tra quelle che possono usufruire dell’APE sociale o di quota 41 per i precoci. Niente a che vedere con i lavori usuranti che sono disciplinati dall’INPS e godono di un trattamento particolare, sia come requisiti di accesso che come iter per la domanda.

La Legge di Bilancio ha migliorato alcuni punti del Decreto legislativo n° 67/2011 che istituì questa categoria, eliminando le finestre mobili, ma lasciando il meccanismo delle quote.

Di cosa si parla

Lavori in cave, miniere e gallerie, quelli a contatto continuo con l’amianto e quelli che tengono il lavoratore in spazi piccoli e angusti o esposto continuativamente ad alte temperature. Queste le attività considerate usuranti alle quali si aggiungono quelle in catena di montaggio (operai delle fabbriche con turni e mansioni costanti e durature) e gli autisti dei mezzi pesanti per il trasporto pubblico. Insieme alle attività faticose per tipologia di lavoro, ci sono quelle notturne. Lavorare per almeno 78 giorni all’anno tra la mezzanotte e le 5 del mattino viene considerata situazione usurante.

In alternativa, viene considerato notturno il lavoro svolto per tutto l'anno per almeno 3 ore tra le 24:00 e le 5:00.

La pensione per gli usuranti

Tutti i lavoratori che rientrano in queste categorie, potranno lasciare il lavoro con 5 anni di anticipo, cioè tutti quelli che nel 2017, avranno 61 anni e 7 mesi di età con 35 anni di contributi versati.

Necessario anche, per chi svolge lavoro notturno, averlo fatto per 7 degli ultimi 10 anni. Per questa uscita anticipata destinata ai lavori usuranti, vige il sistema delle quote. In definitiva bisognerà avere 61 anni e 7 mesi di età, 35 anni di contributi versati e raggiungere quota 97,6. Per il lavoro notturno, la quota cambia in base alle giornate di lavoro svolte tra le 24 e le 5 del mattino.

Infatti, solo con 78 giorni all’anno di lavoro notturno la quota resta 97,6. Per giornate inferiori fino a 72, la quota diventa 98,6 mentre sale a 99,6 per chi ha giornate di lavoro notturno tra le 64 e le 71.

Come funziona la quota e come fare domanda

Il sistema delle quote è particolare e si basa sulla convergenza tra età anagrafica e contribuzione versata. Per esempio, un lavoratore che il prossimo 1°ottobre compirà 61 anni e 7 mesi (61 anni e 245 giorni per l’esattezza), perché nato il 1° marzo 1956, per il meccanismo quota avrà 66,67, cioè 61 anni più il risultato di 245 diviso 365, la parte di quota relativa all’età. I contributi versati nella vita lavorativa vengono rapportati non più agli anni (35 sono quelli minimi per l’uscita), ma alle settimane.

Ogni anno è formato da 52 settimane ed il totale delle settimane di contributi versati deve essere rapportato proprio a quel numero. Se il lavoratore dell’esempio ha maturato 1870 settimane, dividendole per 52, si avrà 35,96, cioè la parte di quota relativa al requisito contributivo. Sommando le due quote così calcolate, si otterrà 97,63, cioè si rientrerà nel diritto alla pensione anticipata.

La Legge di Bilancio ha fissato entro il 1° maggio dell’anno precedente la maturazione dei requisiti, la data utile entro la quale presentare l’istanza di ammissione. Per chi matura i requisiti nel 2017 però viene consentito di presentare istanza entro il 1° marzo prossimo. L’istanza non equivale alla domanda di pensione che deve essere presentata successivamente all’accoglimento dell’istanza di ammissione alla quale l’INPS risponderà entro il 30 ottobre di ogni anno.