La Legge di Stabilità inserisce nel sistema previdenziale importanti novità per il 2017. La manovra, entrata in vigore dal 1° gennaio 2017 ha un pacchetto previdenziale che prevede due misure che per molti lavoratori possono essere utilizzate per accedere alla pensione in anticipo rispetto alle attuali norme. Si tratta di Quota 41 e dell’APE, due provvedimenti che possono consentire l’uscita anticipata dal lavoro e di scavalcare la pesantezza della Legge Fornero, ancora in vigore. L’APE si riferisce alla pensione di vecchiaia ed è una misura che partirà dal prossimo 1° maggio in via sperimentale.

Per quota 41 invece, il bacino di interesse è per i lavoratori precoci e per la pensione anticipata, quella senza limiti anagrafici ed è una misura strutturale. Siamo di fronte a due novità differenti per natura, ma che si rivolgono tra gli altri, a delle platee di lavoratori particolari, quelli che svolgono mansioni gravose.

Non si tratta dei lavori usuranti

Nel palinsesto previdenziale italiano, da anni ormai, esistono delle categorie di lavoratori a cui si applicano regole previdenziali più vantaggiose in termini di uscita dal lavoro. Sono i lavori usuranti o notturni che consentono l’uscita dal lavoro a 61 anni e 7 mesi e che da quest’anno non sono soggetti alle finestre mobili che ne spostavano di 12 o 18 mesi la data di decorrenza della pensione.

Le novità previdenziali della manovra di Bilancio di cui parlavamo in premessa però, non centrano con queste categorie di lavoratori. Non bisogna confondere i lavori usuranti che hanno una normativa a se stante, con quelli gravosi nati proprio con la nuova manovra finanziaria. La Legge di Bilancio infatti ha decretato la nascita di 11 attività che vengono considerate particolarmente logoranti, a tal punto da consentire ai lavoratori, di accedere all’APE agevolata o alla quota 41.

Le categorie di cui parliamo sono:

  • operai edili e dell’industria estrattiva
  • maestre di asilo o asilo nido
  • conciatori di pelli
  • autisti di mezzi pesanti
  • gruisti e conduttori di mezzi da cantiere
  • macchinisti ferro tramvieri
  • operatori ecologici e addetti ai rifiuti
  • facchini
  • addetti alle pulizie
  • infermieri ed ostetriche che lavorano in turni
  • personale per assistenza a soggetti non autosufficienti

Ulteriori requisiti per APE e quota 41

Per tutti questi soggetti, la pensione di vecchiaia (a 66 anni e 7 mesi di età) può essere richiesta a partire dai 63 anni con 36 anni di contributi versati.

Lo strumento è l’APE e per loro viene applicata la versione assistenziale, quella agevolata. La pensione verrà erogata sotto forma di prestito da parte di una banca e consisterà in 12 mensilità, non rivalutabili e non reversibili a causa di morte. Se per l’APE volontaria, ai pensionati verrà chiesto a partire dai 66 anni e 7 mesi di età di restituire tutto l’ammontare dell’anticipo ottenuto, nella versione per i lavori gravosi, il debito sarà saldato alla banca, da parte dello Stato. Nessuna penalizzazione sarà caricata a questi lavoratori che inizieranno a percepire, a partire dai 63 anni, un assegno commisurato all’entità dei contributi maturati alla data di accesso all’APE. Le attività gravose però devono essere state svolte per almeno gli ultimi 6 anni dalla data di presentazione della domanda di APE ed in maniera ininterrotta.

La stessa cosa per quota 41 anche se, come dice la definizione stessa della misura, si rivolge a coloro che hanno almeno 41 anni di contributi. Un lavoratore impegnato nelle attività prima descritte, qualora abbia dei 41 anni di contributi, almeno uno (anche non continuativo) versato prima dei 19 anni, potrà lasciare il lavoro indipendentemente dall’età anagrafica. Va ricordato che per entrambe le misure, non contano i contributi figurativi e non può essere applicato il cumulo gratuito per chi ha carriere discontinue tra casse previdenziali diverse.