Novità sulla trattativa per la riforma della Pubblica Amministrazione e per i rinnovi dei contratti nel 2017 potrebbero aversi sugli stipendi degli statali e sulla distribuzione del bonus 80 euro. Infatti, l'attuale Governo Gentiloni è alle prese con il problema del bonus ideato dal suo predecessore, Matteo Renzi e sui possibili aumenti di stipendio che determinerebbero, per larghe fasce di lavoratori, anche statali, la restituzione di quanto percepito in più in busta paga. Come già successo negli ultimi due anni, in particolare nell'ultimo, allorquando, secondo le cifre prodotte dal Governo, un milione di lavoratore ha dovuto restituire il bonus 80 euro totalmente e alcune centinaia di migliaia di contribuenti in parte.

Riforma Pa 2017 e contratti statali: aumenti stipendi e bonus 80 euro

Proprio nei giorni scorso, il ministro per la Pubblica amministrazione, Madia, ha annunciato che il Governo assicurerà le risorse necessarie per l'aumento degli stipendi degli statali di 85 euro medi, in concomitanza con il rinnovo dei contratti pubblici. Le problematiche che si aprono con l'aumento degli stipendi sono molteplici: innanzitutto, un aumento del reddito determinerebbe il rischio di perdita del bonus per chi guadagna, annualmente di imponibile dell'Irpef, tra i 24 e i 26 mila euro. E il rischio per una buona parte degli statali che stanno in questa fascia di reddito (per i sindacati, circa 200 mila su un totale di 622 mila dipendenti del pubblico impiego che percepisce il bonus 80 euro) è allarmante.

L'aumento annuale stimato legato al rinnovo del contratto e agli aumenti di stipendio di 85 euro mensili è di circa mille e cento euro.

Bonus 80 euro: soluzioni per non farlo perdere agli statali con l'aumento stipendi dei contratti

Le soluzioni sulle quali sta lavorando il Governo Gentiloni per ovviare a questo rischio legato agli aumenti degli stipendi dei contratti statali sono due: la prima è quella di non sommare al reddito detti aumenti, ma di considerarli come capitolo a parte.

Con la controindicazione che un meccanismo simile verrebbe generalizzato per rinnovare i contratti di tutte le categorie, anche per quelli del futuro. Più percorribile è la possibilità che il Governo innanzi il livello di reddito massimo per ottenere il bonus 80 euro dagli attuali 26 mila euro a 30/32 mila euro, con la conseguente estensione della platea dei beneficiari.