Ancora un mancato appuntamento per il Governo, che rimanda il tavolo coi sindacati a data da definirsi. Gli argomenti del dibattito sarebbero dovuti essere APe volontaria, APe sociale e alcune delle misure studiate ad hoc per particolari categorie professionali (Quota 41 per i precoci e definizione dei lavori usuranti). La serie di provvedimenti sopra elencati entrerà in vigore tra meno di due mesi, precisamente il 1° maggio. La Festa del Lavoro è stata infatti indicata come giorno del definitivo debutto della riforma Pensioni.

Precoci e Quota 41, il focus

Nel corso dell'incontro del 2 marzo, era stata individuata la data del 13/03 come quella in cui i vertici avrebbero discusso circa gli ultimi dettagli da definire prima di rendere operativo quanto sancito dalla riforma Pensioni. È ancora incerta, al momento, la calendarizzazione del prossimo incontro. Stando a fonti ufficiose, esso potrebbe tenersi il 20 marzo.

I primi lamenti post-posticipo sono arrivati proprio dai lavoratori precoci, che hanno criticato l'eccessiva indolenza con cui il Governo sta trattando l'argomento pensioni. Nel mirino anche le future pensionate oggetto di Opzione donna, ancora in attesa dell'emanazione della circolare Inps per la disciplina del provvedimento.

Mancano all'appello anche i decreti attuativi su APe e Quota 41, ed è proprio quest'ultimo punto ad essere il più discusso dai lavoratori.

A proposito della Quota 41 e della categoria precoci, resta da trattare l'ipotesi di applicazione di una franchigia nella determinazione dei 6 anni di continuità in lavori gravosi. Se ciò non avvenisse, sarebbe causa di un'ingiusta esclusione dei lavoratori del settore edile.

Per far fronte alle lamentele, qualche giorno fa è stata promossa sul sito change.org una petizione da consegnare ai principali organi implicati nelle decisioni in materia di pensioni. Chi l'ha indetta parla di vero e proprio "incatenamento" dei lavoratori ultracinquantacinquenni sul posto di lavoro, causa, fra l'altro, del mancato ricambio generazionale.

Si ricorda come un tentativo in tal senso era stato effettuato già quattro anni fa per mano dell'on. Cesare Damiano, ma il ddl 857 non è mai andato effettivamente in porto. Si legge: "Il ddl 857 elaborato dall'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano prevede l'uscita a partire dai 62 anni di età anagrafica e 35 anni di versamenti contributivi andando incontro a penalizzazioni minime. Per i lavoratori precoci, invece, si prevede l'uscita con Quota 41, ovvero dopo il raggiungimento di almeno 41 anni di contributi effettivamente versati senza tener conto dell'età anagrafica e senza penalizzazioni".

Di fatto, il decreto in questione giace fermo da tempo e i lavoratori precoci aspettano ancora che la Quota 41 venga estesa a tutta la categoria indipendentemente dalla classe di appartenenza (lavori usuranti, versanti in condizioni particolarmente svantaggiose e non).

L'Inps e il disservizio dei conguagli

Dal canto suo, l'Inps si è pronunciato sui recenti disservizi – reali o presunti – riscontrati per quanto concerne la questione conguagli. Il comunicato stampa del 13 marzo recita come segue: "Con riferimento alla segnalazione della Spi Cgil riguardo a 'conguagli impazziti e non meglio specificati sulle pensioni' si fa presente che in merito ai conguagli fiscali l’Istituto non ha rilevato alcun malfunzionamento della piattaforma. L’Inps ha recentemente specificato le modalità di applicazione dei conguagli fiscali di fine anno 2016 da parte dell’Istituto nella qualità di sostituto d’imposta. Queste modalità, disciplinate per legge, prevedono che, nelle ipotesi di incapienza, possano derivare posizioni con pensioni azzerate.

La legge infatti prevede una rateizzazione solo per titolari di pensione non superiore a 18.000 € lordi annui, per i quali viene effettuata d’ufficio una dilazione senza interessi per 11 rate di uguale importo".

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