Mentre l'avvio dei provvedimenti di flessibilità in uscita dal Lavoro previsti all'interno del pacchetto pensioni tarda ad attuarsi, resta comunque destinata a crescere la spesa per il comparto. Può sembrare paradossale, ma i risparmi e le Manovre già approvate in passato non hanno invertito il trend caratterizzante il comparto, stante che sulla base di quanto contenuto nel Documento di programmazione economica e finanziaria, entro i prossimi tre anni il costo per le Pensioni arriverà a toccare i 287 miliardi di euro, contro i 265 miliardi del 2016.
Il peso dell'assistenza sulle prestazioni fornite dall'Inps
D'altra parte, a pesare sull'Inps non sono solo le erogazioni di natura previdenziale, ma anche quelle riconducibili all'attività di assistenza. Prestazioni che spesso non risultano direttamente coperte dai contributi versati. Anche per questo la spesa per le pensioni è comunque destinata a salire progressivamente (seguendo di pari passo l'invecchiamento della popolazione), con la crisi economica che ha di fatto comportato un forte incremento nelle uscite di welfare.
Pacchetto pensioni e LdB2017: perimetro di ingresso limitato
Pur tenendo presente la situazione di spesa appena delineata, i provvedimenti di apertura alla flessibilità previdenziale continuano a trovare un'applicazione piuttosto ristretta e sono oggetto di un confronto serrato con i sindacati.
Il rebus contro il quale si trovano a confrontarsi tecnici e parti sociali appare ancora più evidente se si pensa che una parte delle misure previste in LdB 2017 è destinata ad essere finanziata interamente dal mercato, come avviene per l'APE volontaria, per quella aziendale o per RITA (la rendita integrativa temporanea anticipata dei fondi pensione).
Eppure per molti l'accesso alla pensione anticipata rischia di restare una chimera, sfuggendo per pochi mesi di contribuzione, oppure per la mancanza di uno dei diversi parametri previsti per l'APE sociale, per la quota 41 o per le garanzie in favore di chi ha svolto lavori pesanti o usuranti. Il tutto mentre la staffetta generazionale continua a restare in stallo, con la disoccupazione giovanile che, pur in discesa, continua ad essere superiore al 30% in Italia ed in forte gap rispetto ai Paesi europei dotati di un'economia più dinamica.
In Germania lo stesso dato si ferma al 6,7% mentre la media per l'euro zona secondo i dati Eurostat è stimata al 19,4%.
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