Siamo ancora oggi a parlare di riforma Fornero quando si discute di previdenza e di requisiti di accesso alle Pensioni. La Legge Fornero che durante il Governo Monti ha chiesto pesanti sacrifici agli italiani sull’altare della crisi economica e dello spread, non ha risparmiato le pensioni. Anzi, la previdenza è sicuramente tra le materie più colpite dalla durezza di una Legge che ancora oggi sortisce effetti pesanti per milioni di italiani.
I Governi successivi, le forze di maggioranza e di minoranza, hanno da sempre manifestato l’intenzione di contro-riformare il sistema previdenziale e cancellare la riforma Fornero. Intenzione che nei fatti non si è tradotta in realtà perché si è provveduto solo a mettere in atto interventi tampone come le otto salvaguardie esodati, opzione donna e le ultime Ape e quota 41. Adesso però sembra che i tempi siano maturi, con Governo e sindacati che continuano ripetutamente ad incontrarsi per valutare una riforma più profonda.
Appuntamenti importanti
Il calendario in tema previdenza è zeppo di appuntamenti già fissati, uno più importante dell’altro.
Governo e parti sociali si incontreranno di nuovo mercoledì 30 agosto. Si riprenderà la discussione dal punto in cui si era lasciata prima della pausa estiva. La cosiddetta fase 2 di riforma prosegue spedita, con l’occhio alle pensioni future, a partire dalla creazione di una pensione minima di garanzia che dovrebbe tutelare i giovani di oggi alle prese con tassi di disoccupazione ancora alti e con lavori precari che non permettono di accumulare montanti contributivi tali da garantire pensioni dignitose future. L’idea è anche quella di rilanciare e potenziare la previdenza complementare, magari detassandola. Appuntamenti dicevamo, come quello del 20 settembre, data in cui il Governo dovrebbe presentare il primo documento ufficiale, il DEF.
Trattasi del Documento di Economia e Finanza che rappresenta per importanza, il secondo atto più rilevante dopo la manovra finanziaria. Ad ottobre invece, si partirà con l'elaborazione proprio della nuova Legge di Stabilità che dovrà contenere il nuovo pacchetto previdenziale. Estensione di opzione donna e Ape resa strutturale dopo la sperimentazione sono ipotesi probabili di provvedimenti che faranno capolino nella manovra.
Ipotesi quota 100
L’Ape nella versione social è destinata a soggetti che per lavoro o salute sono disagiati. Considerare la misura per disoccupati, invalidi, caregivers e lavori logoranti come una pensione flessibile appare azzardato. Stesse categorie a cui è destinata quota 41, ma bisogna essere precoci, cioè aver iniziato a lavorare prima dei 19 anni di età.
L’Ape volontaria invece è un prestito bancario vero e proprio, erogato sotto forma di pensione anticipata. Tra penalizzazioni dovute alla rata di prestito ed apparato tecnico della misura, con l’assenza di tredicesima e con la non reversibilità o perequazione, siamo di fronte ad una misura che non sarà certo una panacea per superare i pesanti vincoli previdenziali imposti dalla Fornero. Evidente che anche rendendo queste misure tampone definitive, parlare di un sistema riformato non è possibile. Servono interventi profondi e radicali e noti esponenti politici e sindacati stanno riproponendo proposte di misure che sembravano dimenticate.
Damiano ha sempre depositato in Parlamento il duo DDL 857 con la sua idea di riforma previdenziale.
Cavalli di battagli la vera quota 41, destinata a tutti i precoci e non solo a disagiati e la flessibilità in uscita garantita da quota 100. L’idea è che debbano essere considerati sufficienti contributi ed età la cui somma, anche con le frazioni di anno, dia 100. Il tutto partendo dall’età minima di 62 anni. Anche la Lega ha sposato l’idea quota 100, ma proponendola prima come età minima pensionabile. In pratica, per il partito di Salvini, con qualsiasi età, una volta raggiunta la fatidica quota 100 si dovrebbe poter lasciare il lavoro. Sempre in tema di riforma, si valuta se e come cancellare l’aspettativa di vita dal calcolo dei requisiti di uscita dal lavoro. Un vincolo che porterà le pensioni di vecchiaia ad essere percepibili solo a 67 dal 2019 e ancora peggio di triennio in triennio.