Partita ancora tutta da giocare sulla fase due della riforma Pensioni. Scende ora in campo il Pd di Matteo Renzi nel tentativo di fermare in extremis, il Governo Gentiloni potrebbe fare così un passo indietro e rinviare la decisione sull'adeguamento automatico dei requisiti anagrafici per l'accesso al trattamento previdenziale previsto dalla legge Fornero.
Pensioni, Partito democratico: stop all'aumento dell'età pensionabile
Ad esprimersi sulla questione, stavolta, è il vice segretario del Partito democratico, Maurizio Martina, che sostanzialmente propone all'esecutivo guidato dal premier Paolo Gentiloni di rinviare l'aumento automatico dell'età pensionabile a partire dall'anno 2019, in modo tale da consentire al Parlamento, nel frattempo, di rivisitare le norme della legge Fornero che disciplinano l'adeguamento delle pensioni alla speranza di vita.
Dichiarazioni, quelle di Martina, che segnano i dietrofront del Pd, già espresso dal responsabile economico del partito, Tommaso Nannicini, su uno dei capitoli più scottanti entrati nel dibattito sulla fase due della riforma pensioni. Nel rivedere le norme bisognerà partire dal fatto che "non tutti i lavori - ha detto Martina avvicinandosi alle posizioni espresse dai sindacati - sono uguali". Quindi occorre prevedere delle misure che differenzino i criteri d'accesso al pensionamento a seconda dei lavori svolti, cercando così di favorire chi svolge lavori pesanti, usuranti, gravosi.
Le dichiarazioni di Martina spiazzano e irritano il Governo Gentiloni
Un Pd che sostanzialmente cambia il passo sulla riforma pensioni con una mossa che spiazza e in qualche modo irrita l'esecutivo, secondo quanto si apprende dall'agenzia di stampa Ansa.
Sia il presidente del Consiglio sia il ministro dell'Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, così come il viceministro del Mef Enrico Morando, nelle scorse settimane avevano detto che sull'aumento dell'età pensionabile il governo non avrebbe fatto passi indietro rispetto all'applicazione delle norme attualmente in vigore senza introdurre quindi nuove norme per lo stop o il rinvio.
Il Governo Gentiloni vuole a tutti i costi evitare di dare all'Europa l'impressione di non voler rispettare gli impegni assunti sul versante pensionistico che ha ricadute certamente molto rilevanti sui conti pubblici. Nel frattempo, le finanze pubbliche, evitano una bella botta da oltre trenta miliardi di euro, visto che i giudici della Corte Costituzionale hanno oggi salvato quelle che viene impropriamente chiamato bonus Poletti sulla rivalutazione degli assegni previdenziali superiori i 1.500 euro.